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Si è svolto questa mattina presso il Tribunale di Benevento il processo nei confronti di Adnane El Joudi, il 25enne marocchino residente a San Salvatore Telesino, finito agli arresti nell’aprile del 2021, accusato di tentata rapina, lesioni e danneggiamento nei confronti di un suo connazionale, costituitosi parte civile nel processo con l’avvocato Mariassunta Zotti. Il 25enne inizialmente era finito ai domiciliari, poi sostituiti con la misura cauteare del carcere.

Si parla di un episodio accaduto il 10 settembre del 2021, dove l’imputato avrebbe minacciato il malcapitato per farsi consegnare dei soldi e un cellulare, poi lo avrebbe colpito con un bastone, causandogli una ferita alla testa. Contemporaneamente un altro uomo, non identificato, con una mazza da baseball avrebbe sfasciato i vetri della sua auto, una Fiat Punto di colore grigio chiaro.

Questa mattina dinanzi al giudice Pezza, sono comparsi l’imputato e i familiari della vittima che hanno ricostruito la vicenda. “Ho visto Adnane colpire mio figlio con un bastone”, ha riferito il padre. “Mi trovavo sul balcone di casa mia ed ho visto mio fratello che sanguinava e due persone che si allontanavano. Ho riconosciuto Adnane mentre l’altra persona non l’ho riconosciuta”, ha dichiarato la sorella della vittima.  

Gli ho prestato 3mila euro che non voleva restituire, l’ho colpito con un bastone perché voleva investirmi con l’auto”. Queste le parole dell’imputato rispondendo alle domande del gip e del pubblico ministero. L’imputato ha riferito di essere un amico della vittima e che alcuni mesi prima gli aveva prestato 3mila euro, soldi che la vittima non voleva più restituirglieli. Quella sera, come ha spiegato il ragazzo in aula, si era recato a casa della vittima con un suo amico della provincia di Caserta per parlare col padre di questo debito e per ottenere la restituzione dell’importo. Il ragazzo, poi, ha dichiarato di aver colpito la vittima con un bastone ma solo perché quest’ultimo voleva investirlo con l’auto.

All’esito dell’udienza dibattimentale la difesa ha chiesto l’assoluzione dell’imputato. Il giudice al termine dell’udienza ha condannato l’imputato a 4 anni di reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento di danni e  spese civili pari a 1800 euro.