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Benevento – Non sono mai stato un fautore del Var, ho sempre pensato che nel calcio non dovesse esserci spazio per la moviola. In campo e fuori. Proprio il chiacchiericcio esterno, vezzo tutto italiano, ci ha convinti che forse era il caso di introdurre un nuovo strumento a supporto di arbitri e assistenti. Spazzare via i dubbi per ridare credibilità a un calcio italiano in declino da anni o, semplicemente, per dimostrare all’Europa e al mondo intero di essere un Paese all’avanguardia.

Resto legato all’idea di un calcio romantico, lontano da complotti o sudditanze. Un’illusione forse, ma credere in qualcosa di pilotato e già deciso a tavolino mi ha sempre spaventato. Il calcio resta circoscritto a quel rettangolo verde, da sempre unico e insindacabile giudice. Gol annullati o concessi dopo interminabili minuti e rigori retroattivi hanno cancellato la parte bella di questo sport. Come dimenticare il gol di Lucioni contro il Bologna e il boato del “Vigorito“? D’accordo, era fuorigioco. Giusto così. Oppure la rete di Obi a Torino concessa dopo l’ok dell’occhio elettronico, arrivato a sconfessare la “sbandierata” dell’assistente? Il calcio resta spontaneità e rimane, o sarebbe dovuto rimanere, legato anche agli errori di arbitri e assistenti.

Per fortuna, direte voi, adesso abbiamo il Video Assistant Referee a vigilare sulla regolarità del campionato. Gli errori sono diminuiti e la classifica rispecchia il reale valore espresso dal campo. Roba da far gonfiare il petto. I dubbi, ahimè, restano perché il calcio non potrà mai distaccarsi da un visione soggettiva, quella del direttore di gara e quella di chi è deputato al Var. Quella stessa visione che, ieri sera, ha pesato sulla prestazione del Benevento a “San Siro” contro l’Inter.

Una disparità di cartellini e un rigore negato hanno sollevato un polverone. Gagliardini abbatte Sandro nel primo tempo, nemmeno ammonito l’interista e nella ripresa Viola finisce in anticipo sotto la doccia per due gialli “generosi”. Ancor di più fa rabbia pensare a come Pairetto di Nichelino e Maresca di Napoli non siano riusciti a vedere il fallo da rigore di Ranocchia su Cataldi. Con mezz’ora di gioco ancora davanti sarebbe potuto succedere di tutto, ma il Benevento avrebbe meritato di presentarsi su quel dischetto. Sarebbe stato un premio alla prestazione della Strega ma soprattutto sarebbe stato un atto lecito e dovuto, vista la dinamica di un’azione che non lascia spazio ad altre interpretazioni. Maresca avrà visto e rivisto la dinamica del contatto davanti allo schermo, come abbia fatto a non far sorgere nemmeno un dubbio in Pairetto, il quale non è andato neanche al monitor a rivedere l’azione, resta un mistero. 

Sia chiaro, questo non serve a giustificare gli errori del Benevento. I giallorossi hanno pagato nuovamente a caro prezzo dei dettagli. Il cambio DjuricicCataldi ha generato perplessità ma soprattutto lo ha fatto la scelta di marcare a zona sulle palle inattive. L’Inter era ed è la migliore squadra in Italia sul gioco da palla inattiva e concedere questo vantaggio alla formazione di Spalletti è stato probabilmente un peccato di gioventù. Resta, tuttavia, quell’amarezza di pensare che la storia sarebbe potuta cambiare con quel rigore. Di fronte non c’era una squadra irresistibile, i 38 punti di distanza si sono annullati sul campo e “San Siro” lo ha testimoniato con i fischi tributati ai suoi alla fine del primo tempo. Pensate cosa sarebbe potuto accadere con i giallorossi in vantaggio? No, non c’è il var in questo caso e il dubbio rimarrà tale. La certezza è che il calcio italiano, continuando ad andare in questa direzione, non varrà presto nemmeno un “nichelino“. Var o non var.