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“C’è chi dice no”, cantava Vasco Rossi nel 1987. Oggi, a Benevento, a vestire i panni del rocker di Zocca è Pasquale Viespoli.  Il suo rifiuto, evidentemente, riguarda il quesito referendario sul taglio dei parlamentari su cui domenica e lunedì dovranno esprimersi gli elettori italiani.

Un tema di importanza assoluta, tenuto ai margini del dibattito perché si pensava che il fronte del sì avesse un’autostrada dinanzi a se. E invece il confronto si è riaperto e non certo per volontà dei partiti ma per un sentimento che si è messo in moto nella società”.

E se oggi c’è gara, incalza Viespoli, è perché la riforma nata “contro la casta” è in realtà divenuto “strumento di rafforzamento delle oligarchie”.

La crisi della democrazia rappresentativa è innegabile – argomenta il fondatore di MezzogiornoNazionale ma va affrontata con una riforma organica e non con un intervento spot che asseconda gli istinti dell’antipolitica ma non risolve – anzi aggrava– i problemi di un sistema parlamentare che va reso più efficiente”.

Per l’ex sottosegretario del governo Berlusconi, una vittoria del sì determinerebbe una inevitabile “omogeneizzazione di Camera e Senato”, quando da anni si parla invece di superamento del bicameralismo perfetto, e uno squilibrio costituzionale: “Pensiamo al peso maggiore che acquisirebbero i delegati regionali nel processo di elezione del Presidente della Repubblica”. E ancora, insiste Viespoli, anziché accorciare le distanze tra eletti e cittadini, la riforma restituirebbe “ai partiti e alle segreterie politiche un potere di controllo ancora maggiore sugli eletti”.

Contestazioni di merito alle quali Viespoli aggiunge anche dei ‘no’ politici: “Il Pd ha prima bocciato la proposta in parlamento e poi l’ha votata in cambio di una legge elettorale proporzionale e della stabilità dell’esecutivo giallorosso. Ma non si può scambiare la costituzione con il governo. E non lo dice Pasquale Viespoli, lo dicono numerosi costituzionalisti di sinistra”.

Un rimprovero, infine, ai leader del centrodestra che pure hanno annunciato il proprio voto favorevole al referendum: “La vittoria del sì rafforzerà l’alleanza M5S-Pd e ammorbidirà gli effetti della probabile sconfitta del centrosinistra alle regionali”.

Ad affiancare Viespoli, nella sala ‘Mario Rosa’ delle fabbriche riunite del torrone, ci sono Luigi Bocchino e Alberto Mignone, protagonisti dell’associazione ‘Benevento Libera’.

La democrazia non può essere un costo, non può valere la logica di un’azienda che taglia i dipendenti per fare risparmio. Lo abbiamo visto col Consiglio Comunale di Benevento: gli eletti erano 40 e ora 32 ma a diminuire non sono stati i costi bensì il livello qualitativo dell’assemblea” – spiega Bocchino.

Se vogliamo davvero abbattere i costi discutiamo dell’abolizione di una delle due camere” – afferma invece Mignone.

A prendere la parola in sala, come cittadino impegnato nella battaglia per il no, Luca Maio: “Con la riduzione del numero dei parlamentari il ruolo delle piccole province, come quella sannita, diventerebbe ancora più marginale”.