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Caserta – Solo il sindacato Ugl  ha risposto all’invito inoltrato venerdì scorso dalla società Angelica a tutti i sindacati e alla direzione della Reggia di Caserta per chiarire i motivi delle richieste di licenziamento ricevute dai suoi dipendenti nonostante, tra pochi giorni, dovrebbero essere assunti dal consorzio DAMAN aggiudicatario della gara per gestire i punti ristoro presenti al monumento vanvitelliano.

Un comportamento anomalo considerato sia che la nuova società che subentrerà ad Angelica ha ottenuto 20 punti in gara proprio per aver inserito nel progetto la clausola di salvaguardia che prevede l’assorbimento del personale della ditta uscente, sia perché di solito sono le società che licenziano e noi i dipendenti a chiedere di essere licenziati, sia perché risulta inspiegabile la rinuncia al diritto di continuità lavorativa a vantaggio di un sussidio temporaneo di disoccupazione.

Un atteggiamento, quello degli 8 dipendenti da anni in servizio nei punti di ristoro alla Reggia, che sembrerebbe favorire solo il nuovo appaltatore chiamato, ma solo per sei mesi, a gestire la buvette vanvitelliana e il ristorante con giardino vicino alla fontana di Diana e Atteone alla sommità del Parco monumentale.

Solo per sei mesi, questi i tempi di concessione previsti dal bando Reggia, in attesa che la Consip predisponga la gara per un bando europeo che concederà la prestigiosa gestione almeno per 8-10 anni.

Un tempo ragionevole di concessione che, avendo tempo avanti, consentirà a qualsiasi società aggiudicataria di ammortizzare i costi di allestimento e adeguamento degni del monumento in questione.

Diverse invece le prospettive per chi è chiamato agli stessi costi, per una gestione di appena sei mesi e con ben 8 dipendenti da stipendiare immediatamente dopo la firma del contratto.

E per allestire, adeguare, attrezzare, e rifornire un bar-caffetteria-self service da 450 metri quadrati e un ristorante da 110 metri quadrati con giardino annesso di 600 metri quadrati, richiederà certo qualche mese pur avendone appena sei in tutto per ammortizzare le spese.

Ed è stato forse questo bilancio che, dopo la manifestazione di interesse, vide rinunciare 23 società su 26.