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Nell’universo carcerario, anche il mondo minorile vive una stagione difficile. E nemmeno le serie tv di successo, come Mare Fuori, danno una mano. “Ho una mia opinione di queste produzioni – dice Giuseppe Cacciapuoti, direttore generale del personale del Dipartimento per la Giustizia Minorile. Se da un lato accendono i riflettori su problemi reali, dall’altro però restituiscono un ritratto non fedele di quello che accade all’interno degli istituti penali minorili. Non rendono giustizia del lavoro svolto dalla Polizia penitenziaria, dagli educatori, anche dai volontari che operano all’interno. Da questo punto di vista sono abbastanza critico della visione offerta da queste fiction”.
Magistrato campano di lunga esperienza, Cacciapuoti è stato pm a Nocera Inferiore e Salerno. Stamane a Napoli è intervenuto al convegno dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, sul tema “Credibilità dell’esecuzione penale e del carcere, quali pilastri della pubblica sicurezza retti dal valore della Polizia Penitenziaria”.
Il sistema della giustizia minorile è da diversi mesi sotto pressione  – spiega Cacciapuoti – per l’effetto di una serie di fenomeni, che involgono vari piani, dalla sanità alle politiche di inclusione, l’istruzione, che spesso finiscono con lo scaricarsi sul nostro sistema. Sono problemi che andrebbero affrontati su più livelli e a vari piani”.
A stressare gli istituti è “una condizione di sovraffollamento di molte strutture, legata a una serie di fattori”. Il primo è “l’escalation di arresti che sta caratterizzando nell’ultimo anno e mezzo non soltanto il territorio campano, ma anche e soprattutto i territori del Nord Italia. A Milano, Torino, Genova, negli ultimi anni abbiamo registrato un numero di arresti e quindi di ingressi negli istituti penitenziari minorili di gran lunga superiore alla media”. L’altro fenomeno “è quello delle strutture – sottolinea l’esponente del Dap: diverse sono interessate da importanti lavori, alcuni dei quali finanziati dai fondi del Pnrr. E questo ha inevitabilmente determinato una riduzione della capienza e conseguentemente una situazione di sovraffollamento, a cui stiamo cercando di fare fronte con l’impegno della Polizia penitenziaria”. Cioè, un altro tasto dolente.
Non dimentichiamo che anche qui  – ricorda Cacciapuoti – si registra una notevole carenza, mancano spesso le figure dei comandanti, quelle di coordinamento come gli ispettori, che hanno una importantissima funzione all’interno degli istituti”. Questo “sta determinando una situazione di criticità che contiamo di risolvere, da un lato chiedendo un incremento degli organici della Polizia penitenziaria e del personale della rieducativa; dall’altro contando di portare a termine in breve tempo questi lavori che ormai si protraggono da tanti anni”. La galassia della giustizia minorile, intanto, è in ebollizione.
Si avverte un riflesso dell’emergenza criminalità – sostiene Cacciapuoti – nella misura in cui molti dei detenuti tratti in arresto anche nelle aree del nord Italia – spesso si tratta di minori stranieri non accompagnati, quindi soggetti portatori di particolari disagi comportamentali e psichici – siamo costretti a mandarli in strutture del centro e del sud. Questo determina quel fenomeno di contrapposizione tra gruppi, di violenze, chiaramente determinate anche da questa situazione di sovraffollamento”. Il magistrato però è ottimista, dopo la stretta sulle babygang del cosiddetto Decreto Caivano: “Con il potenziamento degli organici la situazione è destinata a migliorare. Lo dico perché il pacchetto di misure che il governo si appresta a varare avrà certamente un impatto anche sui nostri servizi, nella misura in cui aumenteranno gli arresti e le custodie cautelari, e questo richiederà uno sforzo maggiore della Polizia penitenziaria che già con gli organici a disposizione non riesce a far fronte”. Un messaggio chiaro.