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Lotta dura alle piattaforme per la balneazione sul lungomare, con qualsiasi mezzo. A prometterla è l’associazione Cittadinanza Attiva in Difesa di Napoli. L’intenzione è annunciata in un messaggio via pec, inviato al sindaco Gaetano Manfredi, agli uffici comunali e all’assemblea di via Verdi. “Dalla stampa e dal resoconto della Seduta Consiliare del 20 marzo 2024 – premette Giovanni Natale, presidente dell’associazione – apprendiamo dell’intenzione di questa amministrazione di installare piattaforme sulle scogliere di Via Caracciolo, Via Partenope e Via Nazario Sauro“. La concreta ipotesi, peraltro, è stata confermata dall’assessore alle infrastrutture Edoardo Cosenza. Tuttavia Cittadinanza Attiva reputa “questo eventuale tipo di installazione in contrasto con tutti i vincoli paesaggistici , architettonici, storici, artistici e di veduta in cui l’area interessata è sita”. Quindi dichiara “di essere fermamente contraria a tale ipotesi e pronta ad intraprendere nelle sedi competenti tutte le attività necessarie per avversare detto progetto”. Tutte, nessuna esclusa. L’idea di ricorsi, perciò, non è affatto peregrina. In ballo ci sono questioni dirimenti, fanno capire dall’associazione.

Nella mail si parla di “complesse motivazioni”, alla base dell’opposizione. Anzitutto una presunta “violazione dei vincoli – plurimi – di zona“. Poi una lunga lista di dubbi. “La gestione –  si legge – non si evince sia comunale”. Inoltre non sarebbero “previsti i presidi di sicurezza necessari alla frequentazione di tali aree”. Idem per “i necessari presidi igienici, con docce e bagni pubblici”. Non sarebbero “preventivati i necessari impianti di smaltimento delle acque bianche e nere relativi ai precedenti impianti”. Lo stesso per quanto concerne “le minime attività necessarie per lo svolgimento della pulizia conseguente delle aree e del mare”.

Altra questione: non si intravvederebbe “la possibilità dell’accesso alla nuova risorsa anche ai cittadini diversamente abili con superamento delle barriere architettoniche”. Mancherebbero tracce “della necessaria attività di “servizio di salvamento” come la normativa prevede per le concessioni (un operatore ogni 80 mt di litorale)”. Capitolo costi: non si rileverebbe alcuna stima, per le attività sopra indicate e “non è chiaro dove e come il Comune, già carente nella manutenzione, gestione e pulizia degli arenili pubblici esistenti, possa individuare le eventuali risorse necessarie”.  Ulteriore aspetto spinoso: “Si paventano “concessioni private” per l’utilizzo di tali manufatti”. E per finire, un possibile cortocircuito burocratico: non esisterebbero “autorizzazioni per queste “piattaforme”, che sarebbero poi in capo all’autorità Portuale, ente allo stato competente al rilascio di permessi sul demanio marittimo”. Non poche ragioni di contrarietà, come si vede.

“Sebbene tali installazioni a scopo balneare – spiega Natale – andrebbero apparentemente nella direzione di favorire le fasce deboli della popolazione nell’accesso al mare, in realtà l’impressione è che questo obiettivo vada a mettere da parte, posticipare o addirittura cancellare il più ampio progetto della spiaggia di Bagnoli, con motivazioni di costi eccessivi pubblicamente smentite da studi scientifici internazionali”. Il problema posto, però, è ad ampio raggio. “La questione che – scrive il presidente – questa associazione vuole sottoporre all’attenzione del Soprintendente della Provincia di Napoli e degli enti tutti preposti alla gestione ed alla tutela dei luoghi de quo, è anche quella della veduta storica, che verrebbe sicuramente deturpata dalle pedane installate fronte mare, con l’installazione delle obbligatorie superfetazioni necessarie da costruire in elevazione per sicurezza, igiene e servizi”.

E non mancano i precedenti. Cittadinanza Attiva in Difesa di Napoli vuole ricordare, “per chi non avesse buona memoria, cosa sia avvenuto nella vicenda dell’America’s Cup”. Ovvero quando, “quello che era stato concesso dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici unicamente sulla base della condizione della “provvisorietà” dell’opera, sia poi diventato, nella colpevole inerzia delle istituzioni competenti, definitivo”. Si parla della “posa dei cosiddetti baffi alla scogliera antistante la Rotonda Diaz che hanno deturpato un paesaggio di incomparabile bellezza”. Per non “parlare del progetto di stravolgimento del tratto del “Lungomare” di Napoli denominato via Partenope, che, se realizzato, andrebbe ad alterare l’unicum di una strada monumentale soggetta a più vincoli da parte del Ministero della Cultura e che da oltre un secolo rappresenta la cartolina per la quale Napoli è celebre nel mondo”. Insomma, di carne al fuoco ce n’è. E l’associazione è pronta a dare battaglia.

Consci che la materia di cui trattasi – precisa Natale – sia avvertita come tema prioritario e quanto mai attuale come diritto all’accesso al mare libero, questione sentita con forza dalla nostra Associazione così come dai cittadini tutti e certi della vostra propensione al confronto con la cittadinanza, invitiamo tutte le parti coinvolte ad un ripensamento su tale progetto”. La richiesta è di “intavolare un confronto pubblico per suggerire, proporre, discutere del tema “Mare””. L’invito è formulato “nella speranza di trovare soluzioni vicine ai diritti della cittadinanza, ma che non vadano contro le norme di tutela e sana gestione del territorio”. L’altolà è partito.