- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Ancona – Avrebbe alzato le mani su bambini dai 3 ai 5 anni, mettendoli in punizione su una sedia in uno sgabuzzino, per ore, dopo averli strattonati e offesi con frasi quali “cretino” e “sei un topolino che fa la cacca”. Castighi e punizioni continue, avvenute in un asilo di Fabriano (Ancona), che hanno portato a processo una insegnante napoletana di scuola materna condannata oggi al Tribunale di Ancona ad un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa dai benefici della condizionale) per maltrattamenti su minori. A far partire l’indagine, nel 2016, era stata la denuncia di un genitore che aveva visto il figlio infierire sui peluche che aveva a casa. I pupazzetti simboleggiavano lui all’asilo e il bambino, che imitava l’insegnante parlando anche con accento napoletano, li sgridava: “non lo fare più hai capito? Vai seduto lì, stai in castigo”. Il papà si era rivolto alla polizia e il pm Ruggiero Dicuonzo aveva aperto un fascicolo a carico della maestra. Nella scuola materna “Anna Malfaiera” erano state messe delle telecamere che avevano ripreso i maltrattamenti.
Altri genitori poi avevano denunciato i maltrattamenti riferiti dai bambini anche se l’insegnante, una 61enne originaria della provincia di Napoli, difesa dall’avvocato Monica Clementi dello studio Magistrelli, ha sempre negato le accuse e adesso ricorrerà in appello. Nella sua classe seguiva una ventina di bambini. “La classe era vivace ma non ho mai chiuso i bambini nello sgabuzzino – aveva detto la maestra durante il dibattimento, durato 4 anni – nemmeno c’era uno sgabuzzino, c’era un lavandino per lavarsi le mani. Mi rode il fegato, sono anni che sto in punizione”.
Dopo gli accertamenti della polizia, era stato emesso un provvedimento di sospensione all’insegnamento che è tuttora in atto. La docente, dopo una lunga esperienza come bidella, aveva vinto un concorso per maestra e si era trasferita dalla Campania nelle Marche nel 2015. Un incarico, il suo, che doveva essere annuale. La giudice Francesca Pizii oggi l’ha condannata a risarcire, in solido con il ministero dell’Istruzione, le tre famiglie di altrettanti bimbi che si sono costituite parte civile. L’ammontare sarà definito in sede civile.