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Napoli – In due diverse interviste apparse oggi su Il Mattino, il Pd napoletano si dice a un passo dalla meta: in vista delle prossime elezioni comunali, ha in tasca coalizione e nome del candidato sindaco.

Il vice-capogruppo alla Camera, nonchè figlio del Governatore, Piero De Luca, e il presidente della Federazione partenopea, Paolo Mancuso, hanno indicato i due fatti sostanziali degli ultimi giorni.

Il primo è quello scaturito già in occasione del vertice di giovedì scorso: anche la parte del Pd più vicina a De Luca è pronta ad accettare l’asse con il Movimento 5 Stelle.

Il secondo è quello inerente il nome unitario che scongiura le primarie: il centrosinistra e i pentastellati ce l’hanno. E con tutta probabilità è quello dell’ex rettore della Federico II Gaetano Manfredi.

Che tutto stia filando abbastanza liscio, poi, nel pomeriggio di oggi, è stato confermato anche da un post scritto dal segretario dei dem napoletani, Marco Sarracino. Un post che fa capire come, ormai, l’attenzione ora cominci davvero a focalizzarsi sul programma e sul partito che dovrà essere pronto a sostenere la prova elettorale.

“In vista delle prossime elezioni amministrative e per continuare la riorganizzazione del Partito Democratico di Napoli, abbiamo costruito quattro nuovi dipartimenti”, ha annunciato Sarracino.

E quindi: Diego Belliazzi si occuperà di oliare la macchina-Pd a capo del dipartimento “riforma del Pd”. Angela Cortese si occuperà di “politiche per la scuola”; Antonietta Garzia di “coesione territoriale” e Sebastiano Cultrera di “Zes e aree portuali”.

A proprio a proposito di alleanza con il Movimento 5 Stelle, sono significative le parole che spende Belliazzi. Il quale, evidentemente, essendo stato già segretario provinciale dei Ds tra il 2001 e il 2006, sa dove mettere le mani nel motore del partito.

“In effetti, farlo funzionare meglio è ormai un tema antico – spiega – La domanda che ci si deve porre è come portare tanti nella posizione di dare un contributo attivo. Le sole primarie, in tal senso, si sono rivelate uno strumento limitato. Bisogna intervenire per far incidere la gente prima: sulle stesse linee politiche che si vanno ad assumere. Bisogna che la gente diventi davvero protagonista. E, in tal senso, credo che dopo la pandemia non si possa tornare al modello precedente: quello novecentesco e delle riunioni fumose che iniziavano nel tardo pomeriggio per concludersi a notte inoltrata con un “Vabbè, ci aggiorniamo”. La tecnologia, ormai, ci dà anche altre possibiltà”.

C’è Casaleggio che, dopo la rottura con il Movimento, mette a disposizione le sue piattaforme a cominciare da Rousseau, gli si fa notare.

“No, non dico che saremo i prossimi clienti della Casaleggio & associati – risponde Belliazzi – Tanto più che non hanno inventato loro nè la democrazia diretta nè i meetup, che nacquero con Obama in America. Certo, però, il tema della partecipazione democratica esiste per loro come per noi. E il nostro obiettivo, ora, è di metterci in contatto con i ragazzi o, magari, con i professionisti che possono dedicare alla politica solo una parte limitata della loro giornata”.

“Per questo, proporremo un modello che coinvolga le persone su micro-vertenze, su temi specifici, magari su un singolo progetto che però si potrà seguire passo dopo passo e per questo potrà dare più velocemente soddisfazione. Questo – conclude Belliazzi – può essere un modo di fare politica che nell’era post-ideologica che viviamo può risultare ancora avvincente”.