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Napoli – Il Covid-19 obbliga le città a ripensare il trasporto pubblico e gli spostamenti. Così anche Napoli lavora ad una nuova mobilità. Il sindaco Luigi de Magistris e l’assessore Alessandra Clemente hanno già annunciato che punteranno ed investiranno sul trasporto in bicicletta con l’incremento delle aree ciclabili. Ma in questi anni la città tra progetti di bike sharing mai decollati e piste ciclabili al palo o in stato di abbandono non ha brillato su questo versante. Al lavoro in queste ore per provare a scrivere una nuova pagina, come impone l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo,  il presidente del tavolo della Mobilità ciclabile, Luca Simeone.

Presidente Simeone, muoversi a Napoli in bicicletta: a partire dalla conformazione urbanistica sembra una sfida impossibile, se non un libro dei sogni.

“Io porto sempre l’esempio di San Francisco città ancora più collinare della nostra dove nonostante questo il tasso di mobilità ciclistica è di poco inferiore a quello di Amsterdam o Copenaghen. Il problema tra città alta e città bassa si risolve dotandosi di una pedalata assistita e puntando sulla intermodalità”.

Cioè adoperando comunque funicolari e metropolitane?

“Esattamente, ma ad esempio se dal Vomero devo recarmi al centro storico utilizzerò funicolare o metropolitana solo per il ritorno”.

Ma al momento è possibile portare la bicicletta sui vagoni?

“In funicolare sì, tutti i giorni. In metropolitana invece solo nel week end e durante la settimana soltanto prima delle sette di mattina e dopo le otto di sera. Per questo abbiamo chiesto proprio in questo ore al presidente dell’Anm di verificare la possibilità di eliminare le fasce orarie in metro”.

Altro problema: Napoli è piena di sanpietrini e buche. 

“Personalmente mi muovo in bici da 15 anni e vorrei far passare soprattutto un messaggio: chi va in bicicletta non è un eroe. Il mio consiglio è quello di rivolgersi alle tante associazioni esistenti sul territorio per chiedere in base alle proprie esigenze come approcciarsi. Il problema dei sanpietrini si risolve con uno pneumatico più largo o un ammortizzatore a ruota anteriore. Per le buche certo bisogna fare attenzione, così come alle auto. Ma se consideriamo che anche la pedalata assistita ha una capacità di blocco a 25 km/h e in bici ci si muove a 15-17 km/h abbiamo tutto il tempo di accorgercene, deviare o frenare”.

Veniamo allora alle piste ciclabili, come si realizzeranno in tempi così stretti?

“Qui viene in nostro aiuto il modello sperimentato proprio a Napoli con le corsie preferenziali durante le Universiadi. La proposta all’amministrazione comunale – e che invieremo anche ai consiglieri in vista del Consiglio comunale del 27 aprile –  è quella di realizzare infatti percorsi pedonali e corsie ciclabili in sola segnaletica e cordolo in gomma, come fatto in occasione della grande manifestazione sportiva. Questo ci consentirà di avere costi bassi e tempi brevi, bypassando anche tutte le lungaggini burocratiche, a partire dall’ok della Sovrintendenza. Insomma nuove regolamentazioni e infrastrutture soft: così in un mese dovremmo essere pronti”.

Che zone saranno interessate?

“La strategia è, per quanto riguarda l’asse costiero all’altezza di piazza del Plebiscito, prolungare via Acton e ricongiungersi con via Marina. Sulla pista ciclabile che arriva alla fine di via Toledo, a piazza Carità, proseguire fino al Museo per via Foria e realizzare una bretella per collegarsi con Corso Garibaldi e quindi direttamente alla stazione, trattandosi di uno snodo importante. A questo poi si aggiungono le piste già finanziate di via Marina, i cui lavori ripartiranno il 27 aprile e Corso Umberto dove già c’è una gara, ma nelle more si potrebbero adottare anche lì corsie emergenziali”.

Ci saranno incentivi?

“Per questo occorrerebbe una copertura economica. Perciò bisogna esercitare pressioni istituzionali a livello nazionale e regionale per introdurre già dal prossimo ‘decreto aprile’ forti incentivi economici e finanziamenti con un fondo per interventi urgenti di mobilità sostenibile dei Comuni e bonus mobilità ai cittadini per l’acquisto di bici elettriche, i servizi di bike sharing e la micro mobilità”.

Premi per chi va a lavoro in bici?

“In questo anche le aziende devono fare la loro parte. L’idea è quella di prevedere ad esempio venti centesimi di euro per ogni chilometro percorso in bicicletta nel tragitto da casa al luogo di lavoro, così da ritrovarsi un rimborso dai 50 agli 80 euro in busta paga”.

Non teme, invece, che nell’attesa di interventi concreti di mobilità sostenibile e con i mezzi pubblici che viaggiano ad un terzo della loro capacità ci sia un ritorno massiccio alle auto?

“In questo lo smart working è nostro alleato e gioca un ruolo fondamentale perché permette di ottimizzare gli spostamenti. In più ricordiamo che la bici fino a sette chilometri è il mezzo di trasporto più efficiente per arrivare in un posto con il minor dispendio energetico-economico ed ora garantisce anche il distanziamento sociale. Studi scientifici dimostrerebbero anche che c’è una forte correlazione tra le polveri sottili e la diffusione del Covid-19, perciò siamo tutti chiamati adesso a fare la nostra parte anche con un uso responsabile del trasporto”.

Servirà anche una massiccia campagna di informazione e sensibilizzazione.

“Ci stiamo già attivando. Già nelle prossime ore lanceremo l’hashtag  ‘Io pedalo per te’ perché chi sceglie una mobilità sostenibile non fa qualcosa solo per se stesso ma per tutti, oggi più che mai”.