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Napoli –  “Ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare, prendiamo atto che così non è”. Queste le primissime parole del ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, in conclusione del tavolo al Mise tra Governo e vertici Whirlpool.

Sembra cascare dalle nuvole il ministro pentastellato non ricordando che da un anno a questa parte la multinazionale statunitense aveva palesato, seppur senza validi motivi, la volontà di chiudere il sito di via Argine. Le parole espresse questa mattina dal vice presidente operazioni industriali Emea di Whirlpool, Luigi La Morgia, ahi noi non sono tanto diverse da quelle pronunciate all’ultimo tavolo di confronto tra Governo e multinazionale dello scorso 31 luglio.

Lo “Sviluppo” del ministro

Da quella data – 31 luglio –  si aspettava un duro pugno fermo da parte del ministro che però ha preferito “andare in vacanza”.  Non vociferando per più di un mese sulla vertenza, pur conoscendo abbondantemente l’importanza della questione. Sia in termini lavorativi che sociali. “Qui vogliono chiudere un presidio di legalità” aveva spiegato solo qualche giorno fa il leader della Lega dei braccianti, Aboubakar Soumahoro.

Passano i giorni e di Patuanelli non si vede neanche l’ombra. Tanto che il Segretario Generale di Uil, Pierpaolo Bombardieri, annuncia addirittura di aver scritto alla redazione di “Chi l’ha visto?” data la difficoltà a reperire il titolare del Mise. Siamo al 10 settembre e ancora si aspettano provvedimenti forti del Governo dopo il “tavolo default” di fine luglio. E sono passati già tanti – troppi – giorni.

Il 17 settembre sembra però arrivare la svolta. “Il ministro è a Napoli è vuole incontrare i lavoratori” ci spiegano i sindacati. Finalmente una svolta? Invece è l’ennesima sciapa passerella elettorale. Patuanelli, insieme alla sottosegretaria dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde, incontra una delegazione di sindacati in Prefettura. Dopo oltre un mese e mezzo di silenzio sulla vertenza, pur sapendo che la Whirlpool era rimasta sui propri passi, si aspettano così degli sviluppi da parte del ministro: ma purtroppo non ci sono.

Una mera passerella elettorale, fatta con slogan cuciti ora sulla pelle dei lavoratori. Dopo l’incontro con i sindacati e la promessa  di visitare la fabbrica di Ponticelli il ministro raggiunge piazza Carità dove è in corso la campagna conclusiva dei 5s per l’imminente voto sul taglio dei parlamentari. A partire da Luigi di Maio sul palco napoletano si alternano così quasi tutti i ministri del Movimento fino a quello dello Sviluppo.

Quando è il suo turno non ha mezze misure e dal palco napoletano grida a squarciagola: “Napoli non molla e Whirlpool deve restare qui, lo dico subito e lo dico chiaramente” spiega. Una tenacia che poi non si dimostra nei fatti, il ministro infatti, dal 17 settembre, ancora deve passare a visitare la fabbrica di via Argine.

Si arriva così ad oggi dove – incredibilmente –  il ministro sembra non essersi accorto della volontà di Whirlpool che resta la stessa da quasi 12 mesi a questa parte.  “Ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare” racconta il ministro annunciando di informare il Governo sul blocco della produzione di Napoli.

L’amministratore delegato che sognava di essere Altafini

A non essere in condizioni più lodevoli non è neanche il vice presidente delle operazioni industriali Emea di Whirlpool, Luigi La Morgia. Per lui vale lo stesso soprannome che fu per Josè Altafini quando dal Napoli passò alla Juve ed in città lo iniziarono a chiamare “Core ’Ngrato”.

E’ stato un incantatore di serpenti e ci ha fatto credere” spiega Francesco Napolitano, operaio Whirlpool Napoli da oltre 20 anni che oggi ricorda quando La Morgia era il direttore dello stabilimento partenopeo.  

Ebbene si, chi oggi sta mantenendo il pugno duro per chiudere lo stabilimento napoletano è proprio l’ex direttore di quella fabbrica e, manco a dirlo, questa situazione fa infuriare ancor di più i lavoratori che oggi si sentono due volte traditi.

La Morgia “ha fatto carriera” a Napoli tanto che la Whirlpool l’ha fatto in seguito amministratore delegato e agli operai che si sono rimboccati le maniche per il bene dell’azienda oggi li ripaga confermandoci la chiusura dello stabilimento.

Napoli non molla e neanche i sindacati

Nel mentre il tempo scorre e il 31 ottobre è sempre più vicino, ma i lavoratori non mollano e minacciano un duro scontro sociale se non ci saranno sviluppi sul caso. A confermarlo sono le sigle sindacali che già per il prossimo 5 novembre hanno annunciato uno sciopero nazionale di tutti i lavoratori del Paese.

I sindacati, conoscendo dal vivo la realtà di Napoli Est, non demordono promettendo che faranno di tutto, anche contro le “sotto leggi” del Governo, per non abbandonare gli operai di Napoli.

Difenderemo noi i lavoratori per la credibilità di questo Paese ha spiegato, nel corso del tavolo ministeriale, Antonio Accurso, segretario generale di Uilm Campania. “Non mi appello all’amministratore – chiarisce – ma all’essere umani, siamo in piena pandemia”.