Torino – “Come al solito, non ci hanno restituito Cesare, sono sfinito”. Non c’è pace per Alessandro Avenati, l’imprenditore torinese che da anni lotta per riavere con sé il figlio Cesare, rapito dalla madre croata e ritrovato lo scorso anno dopo mille peripezie. “Ho il diritto di riportarlo a casa, lo ha stabilito la giustizia italiana e quella croata, ma non me lo hanno fatto nemmeno vedere…”. Quando due giorni fa l’uomo si è presentato a casa della ex compagna ha trovato contro di lui “3.500 croati inferociti”. Una vera e propria manifestazione per chiedere di far restare il bimbo con la madre. “Cercano di farmi passare per carnefice, ma io sono la vittima. Io e il piccolo Cesare…”. E dire che in questi mesi l’uomo, assistito dall’avvocato Gabriella Vogliotti, ha seguito alla lettera il difficile percorso di avvicinamento dopo il ritrovamento del figlio e l’arresto della madre, che in Italia è indagata a piede libero per sottrazione di minore. “Sono solo un padre – conclude – che rivuole suo figlio”.
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