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Il centrodestra ci prova, e dal suo punto di vista fa bene: con la divisione tra Pd e M5s, il terzo polo che pende più a destra che a sinistra, le uniche elezioni ancora contendibili sono quelle per i Comuni con più di 15mila abitanti, dove vige il doppio turno, a meno che al primo uno dei candidati non superi il 50% dei voti. Il motivo è semplice: al ballottaggio, gli elettori che non si riconoscono nel centrodestra sono motivati a votare per il candidato alternativo: Pd, M5s, terzo polo, sinistra, finiscono con il convergere, seppure malvolentieri, su chi è arrivato al ballottaggio. Le altre elezioni, politiche e regionali, si svolgono invece a turno unico, e con il centrodestra unito e il centrosinistra diviso la partita neanche si gioca, visto che vincerà sempre e comunque chi si presenta compatto, anche se non raggiunge il 50,01% dei voti.
A questo punto, il centrodestra ha pensato di eliminare il problema alla radice: questa mattina i senatori Adriano Paroli di FI, Marco Lisei di FdI e Paolo Tosato della Lega, hanno presentato un emendamento che prevede anche per i comuni superiori a 15mila abitanti, la proclamazione a sindaco del candidato, “che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40% dei voti validi”. Quindi addio ballottaggio anche nelle grandi città, a partire da Napoli. Pd e M5s stanno protestando con forza, in queste ore: vedremo come finirà questa vicenda.