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Disco verde alla delibera ‘taglia-vitalizi’. L’Ufficio della Presidenza della Camera, come noto, ha dato ieri il via libera al provvedimento per il ricalcolo degli assegni riconosciuti agli ex parlamentari. Di 40 milioni l’anno il risparmio preventivato dal presidente Roberto Fico.

La scure, al momento, colpisce solo gli assegni di chi è uscito dal Parlamento come deputato. ‘Salvi’, dunque, in attesa delle decisioni di palazzo Madama, gli ex senatori.

E comunque, sono diversi i ‘big’ della politica campana rimasti impigliati nelle maglie della delibera.

Per Antonio Bassolino, deputato nella decima e nell’undicesima legislatura, la pensione ricalcolata – col passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo – sarà di 3.388 euro lordi. Il 28,29% in meno rispetto a quanto ricevuto sino ad ora (4.725).

Da sinistra a destra, meglio è andata ad Antonio Rastrelli, che con Bassolino condivide un passato da ex deputato ed ex presidente della Regione. Per uno dei volti storici della destra campana, il passaggio dal vitalizio alla pensione ricalcolata produce una perdita del 15,74%. Si parte da 9.387 euro lordi e si scende a quota 7.910. Una curiosità: a Rastrelli, quattro volte senatore, costa ‘cara’ l’ultima legislatura (12) vissuta a Montecitorio. Conta, infatti, la Camera di uscita dal Parlamento. Per capirci, se hai terminato la tua esperienza politica da deputato, scatta il taglio. Al contrario, pur avendo molte legislature alla Camera, se l’ultima è stata a palazzo Madama, il vitalizio resta intatto.

Scorrendo l’elenco, arriviamo a uno degli assegni più pesanti in assoluto. D’altronde, in pochi possono vantare una esperienza parlamentare lunga e importante quanto quella di Ciriaco De Mita, deputato in ben dieci legislature. Un curriculum inattaccabile, il suo. Persino dalla scure di Fico. Per il più noto tra i politici irpini, niente taglio. Anzi, il ricalcolo determinerebbe un aumento della sua pensione, fin qui di 10.631 euro lordi, di 2.190 euro. Una ‘beffa’ neutralizzata da una norma – contenuta sempre nella delibera approvata ieri – che stabilisce che l’ammontare dei vitalizi “non può comunque superare l’importo dell’assegno”.

Un caso limite, certamente. Eppure nella stessa condizione di De Mita si ritrovano altri 66 ex deputati. Per gran parte, si tratta di leader politici nazionali o di parlamentari di lungo corso. Ma c’è anche un altro campano. Il salernitano Gaetano Fasolino, prima senatore e poi deputato per Forza Italia in due legislature (14 e 15) andrebbe a guadagnarci 443 euro lordi, percependo una nuova pensione di 5.168 euro.

Non accadrà, ovviamente. Per lui, come per De Mita e le altre 65 eccezioni, gli assegni resteranno invariati.

Per restare in Irpinia, Giuseppe Gargani perde il 32% della sua pensione, adesso di 6.745 euro.

Andando avanti, ecco Carmelo Conte. Più che dimezzata (-54,3%) il vitalizio per l’esponente socialista, quattro legislature alle spalle. Montecitorio gli verserà 3.858 euro lordi al mese, a fronte degli 8.455 percepiti fino a ieri.

Come si ricorderà, il politico salernitano faceva parte della cosiddetta ‘Banda dei quattro’, espressione coniata dal democristiano Guido Brodato. Banda che comprendeva anche l’istrionico Paolo Cirino Pomicino, altro ‘tagliato’ dalla riforma Fico. ‘O ministro’ dovrà accontentarsi di una pensione da 5.418 euro, inferiore del 43,77% di quella su cui ha potuto contare fin qui.

Decisamente meglio è andata a un altro storico rappresentante della Dc partenopea, Rosa Russo Iervolino. L’ex sindaco di Napoli, sei legislature (le prime quattro al Senato) alle spalle, prima donna al Viminale, neanche si accorgerà del taglio del 4% della pensione parlamentare (ora 9.555 euro lordi).

Ministro è stato anche il verde Alfonso Pecoraro Scanio. Per lui, il ‘taglia-vitalizi’ si farà sentire: -40,8% e assegno che cala a 5.554 euro, sempre evidentemente lordi.

Chiudiamo con un ulteriore pezzo da novanta della storia della Democrazia Cristiana: sforbiciata tutto sommato contenuta (-20) per Vincenzo Scotti che passa 10.258 a 8.186 euro.

Sullo stesso argomento, leggi qui gli effetti del ‘taglia-vitalizi’ sui politici sanniti.