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Salerno-Roma: la distanza ferroviaria è coperta in 85 minuti, quella politica in Forza Italia in qualche anno… luce.

Mentre a piazza Colonna il partito di Berlusconi entra dalla porta principale nel governo-Draghi con il trio di neo-ministri Gelmini-Brunetta-Carfagna, a piazza Portanova si contano addii (fatte le debite proporzioni) altrettanto pesanti.

A Roma Forza Italia incassa e vince secondo la logica dell’unità nazionale; a Salerno paga e perde, verosimilmente, sull’onda lunga della debacle alle regionali.

A lasciare un partito ridotto al minimo consensi sono il candidato alle ultime europee Antonio Ilardi (foto in alto) e l’organizzatore storico Vittorio Acocella.

Le analisi politiche non sono sovrapponibili ma la porta che si apre sull’uscita è la stessa.

Seppure nessuno dei due faccia riferimento agli ultimi, molto deludenti risultati elettorali, le ‘regionali’ ben descrivono il contesto in cui le decisioni delle scorse ore sono maturate.   

7 settembre 2020 – Mara Carfagna tornò a Salerno per spingere il partito in corsa per Palazzo Santa Lucia. Seduta tra Enzo Fasano e Gigi Casciello (foto a lato) mostrò sicurezza anche quando questo giornale le fece notare che, nel centrodestra, era in discussione la leadership territoriale azzurra (rivedi il video con la sua risposta).

Puntualmente, due settimane dopo le urne certificarono il flop: Forza Italia non riuscì nemmeno ad entrare in quel Consiglio regionale che ‘bellicosamente’ intendeva conquistare. Nel 2015 aveva raccolto 53.589 voti (11.42%) eleggendo un consigliere regionale; nel 2020 i voti scesero a meno della metà (25.745) per un magrissimo 5.40% e senza il premio del consigliere.

Mara però, invece di prendere di corsa quel treno per spiegare – 85 minuti dopo – le ragioni della sconfitta in uno con le strategie di ricostruzione del partito sul territorio, legittimamente preferì percorrere altre vie. Una, particolarmente indovinata, tre giorni fa l’ha portata a Palazzo Chigi.

Salerno – Infastidito dal passaggio di Antonio Ilardi al fianco di Enzo Napoli nella imminente competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale, Roberto Celano punzecchia l’imprenditore ex alleato e ex candidato azzurro a Bruxelles. Lo spunto è una analisi sul turismo. Celano afferma: “Credo ti stia dando la zappa sui piedi (…).Spiace vederti così appiattito su posizioni politiche che per etica e per capacità pensavo non ti appartenessero”.

Da sinistra Acocella-Sessa-Celano

Lo spunto aiuta Ilardi a fare chiarezza. Scrive: “Chi ha seguito la mia campagna elettorale per le Europee, sa che mi sono speso su tre punti in particolare: 1) solido europeismo, migliorando i meccanismi di spesa senza mettere in discussione adesione all’Unione e moneta unica; 2) ferma contrarietà all’autonomia differenziata proposta dalla Lega; 3) solidarietà nell’accoglienza dei migranti con la definizione di regole sui flussi. Io penso sempre questo. E, per quanto la competizione locale non sia incentrata su questi temi, sosterrò sempre le stesse idee.

Nel frattempo, non io ma FI ha votato contro il MES senza caratterizzarsi sugli altri argomenti. Mentre l’antieuropeismo, almeno fino al Governo Draghi, è stata la stella conduttrice della restante parte del centrodestra.

Anche sul piano locale, ho sempre espresso con chiarezza le mie idee: si alle Luci d’Artista, si al nuovo ospedale, si al ripascimento, si alle riqualificazioni urbane. Ed anche qui sosterrò sempre le stesse posizioni ed altre ancora improntate allo sviluppo. Altri, legittimamente, la pensano diversamente ed ho avvertito come fossero la maggioranza in Forza Italia. Ne ho preso atto. E ho eliminato il disagio di un dibattito mai aperto. Così, anziché cambiare le mie idee per non cambiare ‘contenitore’, cambio ‘contenitore’ per restare fedele alle mie idee. Auguro, ovviamente, buon lavoro a chi, per strade diverse, offrirà il suo contributo alla polis secondo sensibilità diverse dalla mia”.

Più profondo – data la decennale fedeltà a Berlusconi – il travaglio di Vittorio Acocella. L’ingegnere una settimana fa affermava: “Dopo le prime due ore di riflessione sulla lista dei ministri, la consapevolezza che il partito che ho sostenuto per anni voterà la fiducia al governo con Di Maio Ministro degli Esteri mi pone nelle condizioni di continuare a riflettere per i prossimi 12 mesi”.

La conclusione, qualche ora fa: “Forse dopo questa fase il centro-destra si ritroverà. E ritroverà le ragioni di un impegno comune. Forse quando questo avverrà anche io potrò ritrovare entusiasmo. Ma questa cosa di stare insieme a chi definiva gli elettori di Forza Italia mafiosi, a chi passava vicino ai nostri gazebo e sputava sulle nostre bandiere, non la riesco a sostenere”.

85 minuti. A volte, però, possono essere un’eternità.