- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Salerno – Come don Roberto Malgesini e migliaia di altri sacerdoti ‘umili servitori di Dio’, anche don Mario Salerno ha scelto la trincea, la strada dell’aiuto agli ultimi e ai diseredati. Insieme con i volontari della Parrocchia di San Demetrio e della associazione ‘Venite Libenter’ raggiunge di sera i clochard accovacciati sui marciapiedi e, nei locali della parrocchia di via Dalmazia, organizza per loro la cena con distribuzione di centinaia di cesti di viveri (foto in alto). La notizia dell’assassinio di don Roberto Malgesini da parte di un tunisino irregolare e già più volte ‘espulso’ dal territorio nazionale l’ha colpito, non certo sorpreso.

“Il rischio è sempre attuale”, afferma don Mario Salerno. “Quando si tenta di vivere il Vangelo ‘sine glossa’, nella sua radicalità, non ci sono ripari da minacce e da così tragici epiloghi. Lo sappiamo tutti e ne era cosciente anche don Roberto. Ma la consapevolezza di questo rischio non impedisce e non impedirà di continuare a fare bene il bene, nell’accogliere e vivere la parola di Gesù: ‘Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca ad uno di questi miei fratelli più piccoli non perderà la sua ricompensa’. E la ricompensa non è di certo umana”. Una pausa, poi aggiunge amaro: “Al grande dolore per quanto accaduto si unisce anche l’amarezza per i tanti ‘osanna post mortem’! Chi conosceva questo ‘prete degli ultimi’? Chi lo affiancava nel suo quotidiano servizio con i poveri? Forse vi era addirittura chi lo tacciava di protagonismo, di ostentazione, di solipsismo.

Ed oggi lo beatificano. Ma, grazie a Dio, chi sceglie ‘la strada’ (intesa nella sua ampiezza come stile di vita e non solo come singolo settore di impegno) non si lascia fuorviare dalle malevoli interpretazioni altrui, continuando a fare il proprio dovere che è e rimane solo quello dell’amore, concreto, generoso, rischioso perché la Parola è martellante: ‘Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere’. Italiani o stranieri, legittimati o clandestini, simpatici o antipatici, pacifici o violenti: ‘l’avete fatto a Me’. Don Roberto era il prete degli ultimi prima e non solo post mortem e quel prima, nascosto, silenzioso e talora fastidioso per il tanto dilagante perbenismo, è ora nell’abbraccio misericordioso di Dio, che è Padre di tutti”.

Più formale e certamente meno appassionato è il messaggio della Conferenza Episcopale Italiana. La Cei dichiara: “La Chiesa italiana esprime cordoglio e vicinanza alla comunità diocesana di Como per la morte di don Roberto Malgesini, assassinato martedì mattina alle prime luci dell’alba. Preghiamo perché il Signore possa accoglierlo nel Suo Regno, che don Roberto ha contribuito a costruire su questa terra. Ci stringiamo accanto al vescovo Oscar Cantoni, facendo sue le parole con le quali ha descritto don Roberto: ‘Un Santo della porta accanto per la sua semplicità, per l’amorevolezza con cui è andato incontro a tutti, per la stima che ha ricevuto da tanta gente anche non credente o non cristiana, per l’aiuto fraterno e solidale che ha voluto dare a tutti’”.