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Avellino – Sarà un autunno caldo per il Pd irpino. In verità l’estate è stata rovente ma ora è il momento della resa dei conti. Giovedì arriva il commissario nominato da Roma, David Ermini, per incontrare il direttorio nella sede Pd di via Tagliamento. Dovrebbe essere un confronto chiarificatore ma tutto fa presupporre che non lo sarà. I quattro – l’ex senatore Enzo De Luca, i deputati Valentina Paris e Luigi Famiglietti e la Presidente del Consiglio regionale, Rosetta D’Amelio – dovranno spiegare che cosa ha portato all’impasse che ha spinto il segretario nazionale, Matteo Renzi, a commissariare il partito.

E allora qualcuno sarà costretto ad ammettere di aver chiesto che il congresso venisse fatto in fretta e furia il 23 luglio e poi di aver cambiato idea. Qualcun altro dovrà confessare che il limite alla nuove iscrizioni forse non c’era e che il regolamento preparato dalla segretaria regionale Assunta Tartaglione non era pienamente in linea con le norme dello statuto nazionale. Insomma, è il momento di scoprire le carte e posare sul tavolo le tessere. Per il momento sono più 8000 e altre se ne potrebbero aggiungere.
I quattro del direttorio non potranno far finta di andare d’amore e d’accordo: i contrasti che sono venuti fuori in questi mesi dimostrano che ognuno è pronto a tutto per accaparrarsi la guida del partito e piazzarsi alle prossime politiche. Non solo nel direttorio. C’è infatti il sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, Umberto Del Basso De Caro, che ha trovato nel Pd irpino grande seguito come si vede nel Consiglio comunale cittadino dove, a cominciare dal Presidente Livio Petitto, molti del gruppo dem sono apertamente schierati con il dominus sannita. Pure Gianluca Festa, consigliere comunale e provinciale, è pronto a scardinare la vecchia nomenklatura democrat per candidarsi a sindaco di Avellino. Infine, Angelo D’Agostino, deputato di Scelta Civica, che vuol essere protagonista nella scelta dei vertici del Pd.

Insomma per Ermini non sarà facile stabilire le regole del congresso del 29 ottobre. Però una cosa è certa: molti nel partito, a cominciare dal direttorio, hanno maturato la consapevolezza che i continui contrasti rischiano di indebolire il Pd a tal punto da condannarlo ad una sonora sconfitta elettorale.