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Un progetto libero da barriere e confini. Dopo anni di attesa, esce oggi il nuovo album del trombettista e compositore sannita Luca Aquino dal titolo ‘Gadara’ (“confino” in ebraico). Aquino, tra i musicisti jazz italiani più apprezzati sulla scena internazionale, torna a stupirci con un particolare lavoro discografico. Si tratta di un album inciso nel 2017 e perfezionato nel 2022 in Giordania, sul confine israelo-giordano, all’interno del teatro romano del sito archeologico di Umm Qais, costruita sulle magnifiche rovine dell’antica città greco-romana di Gadara. E questo luogo, insieme incantevole e di grande suggestione, con una vista spettacolare sul lago di Tiberiade, si trova all’incrocio di diversi sentieri e paesi: Israele, Giordania, Siria, ma anche Palestina e Libano. 

“La realizzazione di un lavoro discografico in territori tanto incantevoli e, allo stesso tempo, difficili è stata possibile grazie alla campagna Unesco #Unite4Heritage, – ha precisato il musicista sui social – un’iniziativa volta alla salvaguardia e alla protezione del patrimonio storico-artistico internazionale nelle aree di minaccia da parte dagli estremismi. In special modo, prezioso per la realizzazione del disco è stato il contributo della manager Sara Rella e alla sua memoria è dedicato questo nuovo progetto di pace e uguaglianza tra i popoli”. 

L’immagine dell’album è una mano, raffigurata magistralmente dal maestro Mimmo Paladino, che già ha illustrato le copertine di altri album di Aquino e le locandine del festival “Riverberi”. Si tratta di un’evocazione della “mano di fatma” che nella cultura araba, oltre che ebraica, è un portafortuna, tanto quanto il numero 5 che rappresenta simbolicamente le sue 5 dita. 
Gadara, prodotto dall’etichetta “Bonsai Music”, è un inno alla pace, composto di 9 brani musicali che sono altrettante preghiere per il ricongiungimento di questi popoli che circondano questa città e che, in fondo, hanno più punti che li uniscono che cose che li separano. 

Con Aquino alla tromba e all’elettronica, al neonato disco hanno partecipato musicisti provenienti da diverse parti del mondo: il siriano Basem Aljaber al contrabbasso, i giordani Humam Eid e Maen Al Sayyed al qanoun e oud e alle percussioni arabe, gli iracheni Mohammad Albattat e Moayad Saleh ai violini, l’italiano Rino De Patre alla chitarra e agli arrangiamenti e l’inglese Chris Mullender ai suoni elettronici.