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Benevento – Le sue mani sui risultati straordinari del Benevento di Inzaghi. Lorenzo Montipò ha parlato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com in una diretta Instagram rivelando un retroscena del suo approdo al Benevento e parlando più in generale della sua carriera e della stagione trionfale del club: “Lusingato dall’interesse del Torino, ma volevo vincere il campionato. Ora sogno di giocare la A con questa maglia“. Di seguito le dichiarazioni del numero uno giallorosso: 

Allenamento – “Lo staff ci invia ogni settimana un nuovo programma, strutturato su un’applicazione. Proseguire è dura, stiamo arrivando a un livello di sopportazione massimo, ma finché non avremo una comunicazione ufficiale dobbiamo continuare così”. 

Ripartenza calcio – “Sono informato come le persone normali, spero di continuare a giocare. Che sia fattibile o meno non lo so, al momento sembra più di no, leggendo le notizie. Il mio sogno è ricominciare presto, così come tutti i professionisti”. 

Promozione – “Anche io come Caldirola, se non ci promuovono in A, mi incatenerei ai cancelli della Lega. Sarebbe pura follia non promuovere il Benevento dopo lo straordinario campionato che abbiamo fatto. Sarebbe la cosa più sbagliata in assoluto. E’ normale che ci sia un po’ di paura che ci blocchino in B, ma la fiducia la supera ampiamente. Mancava davvero pochissimo, sarebbe folle privarci della serie A”.

Mestiere – “Se non avessi fatto il calciatore avrei lavorato con mio padre in ufficio, probabilmente. La mia storia nel calcio è stata talmente inaspettata che quando è arrivata è stata bella. Non mi aspettavo neanche di esordire, a 17 anni. Mister Aglietti me lo disse dieci minuti prima di iniziare il riscaldamento. 

Parata più bella – “Quella con il Pordenone su Bocalon, che fu vanificata dalla sua posizione di fuorigioco. Poi anche una che ho fatto con il Cosenza mi è piaciuta particolarmente”. 

Squadra più forte – “Tra quelle che abbiamo affrontato in questo campionato direi il Frosinone più del Crotone”.

Bruno Fernandes – “Ero suo compagno di stanza a Novara quando eravamo nella Primavera, mi aspettavo che prima o poi sarebbe arrivato in un top club. Era fortissimo anche alla sua età, faceva senza fatica la differenza anche in prima squadra”. 

Post Pescara – “Provammo rabbia dopo quella gara. Forse ci eravamo montati la testa dopo tanti complimenti, ma quella sconfitta ci ha permesso di maturare e diventare la squadra che si è vista poi nei mesi successivi”. 

Trattativa – “La prima chiamata tra me e Foggia è stata mancata perché io ero al concerto di Eminem. Lui ci scherza ancora su perché non conosce Eminem, mentre per me è un dio della musica. Mi chiamò nel luglio 2018 quando ero proprio a quel concerto, l’ho richiamato il giorno successivo e ci siamo messi a scherzare”. 

Primo anno – “La prima telefonata con Bucchi fu chiara. Mi disse subito che avrei fatto il secondo a Puggioni, ma io ci speravo, ero convinto che sarei diventare titolare. Ho accettato Benevento proprio perché speravo di superare Puggioni nelle gerarchie. Ho creduto fin dall’inizio in Foggia e nel progetto personale oltre che di squadra. Questo nel secondo anno mi ha ripagato”. 

Semifinale play off – “La semifinale col Cittadella mi aiuta tanto a livello mentale ancora oggi. Quando penso di essere bravo penso sempre a quella gara. Si vede che lo scorso anno non ero pronto per la serie A, se ho commesso quell’errore il motivo è quello. Quella sera mi è crollato il mondo addosso, ho passato tre giorni bruttissimi, sono stati pessimi. Di positivo c’era l’Europeo, seppi della convocazione il giorno prima della semifinale col Cittadella. Il ritiro con la Nazionale mi ha portato un po’ di positività”. 

Incubi – “Chiunque fa errori, quella partita mi tornava in mente quando me la tiravano dentro dall’esterno. Ci posso anche ripensare ma posso pensare anche a quello che è venuto dopo”. 

Rigore a Pisa – “E’ stata una liberazione per i tifosi e per me. C’erano fantasmi della stagione passata e sono contento che da quella parata sia partito il campionato del Benevento”. 

Inzaghi – “Fin dall’inizio il mister ci disse che voleva essere a +10 sulla seconda già a dicembre. All’inizio pensavamo fosse qualcosa di esagerato, ma alla fine siamo arrivati a dicembre che eravamo già a +15. Oltre ogni aspettativa. Sin dal ritiro ci ha iniettato la sua mentalità, non so come abbia fatto e come ci sia riuscito, ma è così. Ogni partita l’abbiamo giocata credendo di essere ultimi in classifica. Avevamo la fame delle squadre che dovrebbero salvarsi, sempre con la bava alla bocca. Solo non mollando mai siamo arrivati a questi risultati”. 

Faragò – “Ho un rapporto bellissimo con lui, ci scriviamo ogni tanto. Sono contento di quello che sta facendo lui in serie A”. 

Amicizie nel calcio – “Fin dall’inizio, da Novara, sono nate belle amicizie. Il mondo del calcio ti mette davanti tanti avversari ma anche tante persone fantastiche”. 

Scaramanzia – “Inzaghi lo è un po’ più della media. Molti giocatori lo sono, senza distinzione tra nord e sud. Non è vero che solo al sud sono scaramantici. So che hanno un rito lui il presidente e il direttore sportivo, abbiamo captato qualcosa ma non sappiamo di cosa si tratti”.

Telefonata – “Quando Inzaghi mi ha chiamato, da milanista è stato un effetto un po’ strano. Però sapendo che il Benevento aveva scelto lui come allenatore mi aspettavo una sua telefonata nell’immediato, in estate. Sono stato contento perché parlando con lui ho avuto la conferma che sarei stato io il portiere quest’anno”. 

Siena – “E’ stata un’esperienza fantastica, la mia prima esperienza fuori casa. Una squadra di C che fa giocare un ragazzo di 19 anni è da elogiare. Non potevo sognare esperienza migliore in una città così bella. Un ambiente ideale per crescere, con un capitano come Portanova”. 

Mercato – “Se un giorno mi piacerebbe giocare nel Napoli? Perché no, assolutamente. Tra Juve e Inter sceglierei la Juventus, ma non per i risultati che sta ottenendo, ma perché sono milanista. Parliamo di due grandissimi club”. 

Benevento città – “Non conoscevo la città, non avevo idea di come fosse, ma la società la conoscevo per gli obiettivi che ha. Avevo seguito la squadra in serie A, sapevo che la dirigenza fosse all’altezza e ambiziosa”.

Vigorito – “Un aggettivo per descriverlo è ‘passionale’. Ci segue sempre, ha grandi ambizioni, fa sentire il suo calore e la sua presenza”. 

Torino – “C’è stato un interesse molto forte, ma era più forte la mia voglia di restare. Sono sempre stato contento che il Torino mi volesse, ma la mia risposta è stata subito no. Avevo troppa voglia di restare a Benevento”. 

Futuro – “La mia idea è di restare ancora qui, voglio giocarmi la serie A con questi colori e spero vivamente accada il prossimo anno. Dove può arrivare questo club? Viste le ambizioni può consolidarsi in serie A come una squadra di categoria, almeno da metà classifica. E’ una squadra che può rimanere in serie A. Il presidente ha citato il modello Atalanta, sarebbe bello”.

Nazionale – “La sogno, certo, ma il cammino oltre che essere lungo e tortuoso è anche in salita”.