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Irrompe nei pensieri, mescola le carte della partita e le rigetta sul tavolo con meticolosa confusione. Capita che la cronaca faccia così, che ti colga impreparato, che ti cambi completamente la giornata. Stai vivendo un momento dei tuoi, magari stanco della routine che maledici ogni santo giorno, e il telefono ti fa rimbalzare sotto gli occhi un elemento di rottura. Il treno delle riflessioni a quel punto imbocca una profonda galleria di domande dall’esito complesso. Alcune una risposta ce l’hanno, altre no. O almeno a trovarle si fa una gran fatica.

Quando due giorni fa il display mi ha trasmesso la notizia della morte di Antonia, giovane 27enne di Cautano che ci ha lasciati troppo presto con un gesto estremo, quel treno ha rischiato nuovamente di deragliare. Era capitato altre, innumerevoli volte. L’ultima pochi giorni prima, quando nel leggere del suicidio di un 26enne di Caltanissetta la distanza geografica non aveva attenuato l’angoscia, aumentando invece il traffico sul binario.

Già, perché, considerando anche i suicidi sventati dal pronto intervento di soccorritori, forze dell’ordine o semplici cittadini, è evidente che ci troviamo di fronte a una piaga atroce. E il rischio è come sempre quello che la memoria non ci assista, che quello spazio riservato al dolore interiore si riduca col passare delle ore, soppiantato da distrazioni pronte a riportarci alla vita quotidiana e ai nostri problemi, per lo più miseri, disintegrando il resto.

Sono tempi magri per la socialità, per gli abbracci e per i baci, ma ciò che non bisogna smettere di allenare è l’ascolto. In una società poco inclusiva in cui tutto viene semplificato dalla frenesia e dagli egoismi, la vera rivoluzione è fermarsi un attimo e capire l’altro. Cosa di concreto possiamo fare per lui, per mitigare le sue paure, alleggerire i suoi turbamenti. Uno sguardo perso, una parola fuori dagli schemi, uno sfogo ripetuto più volte, possono celare qualcosa di più. E mai come ora, con l’onda lunga del covid e le sue inevitabili ripercussioni economiche, è importante farsi forza. E’ fondamentale che nessuno resti indietro. Soltanto in questo modo la devastante sofferenza provata per la morte di Antonia e di tanti, troppi altri ragazzi strappati alla vita troppo presto, potrà avere un senso.