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Definiti gli sfidanti, Franco Damiano da un lato e Antonio Di Maria dall’altro, nelle segreterie politiche in queste ore la corsa è a raccogliere le firme – 141 – utili a presentare le candidature.

Impegno da completare al più presto, considerato che la deadline è fissata per le 12 di giovedì

Ma tra una telefonata e l’altra, nelle stesse stanze si lavora di calcolatrice. D’altronde, al seggio che sarà allestito presso la Rocca potranno recarsi soltanto i sindaci e i consiglieri comunali dei 78 centri sanniti.

Un corpo elettorale ridotto e per buona parte già schierato: le condizioni ideali per indirizzare i movimenti dei dirigenti di partito, che di fatto già sanno dove andare a pescare per raccogliere i voti liberi o spostare quelli incerti, e per consentire a noi di disegnare scenari che soltanto le urne, nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, potranno poi smentire.

Fin troppo facile, in tal senso, individuare un favorito. E’ Antonio Di Maria, il candidato del centrodestra. Una indicazione che giunge dalla legge Delrio prima ancora che da considerazioni politiche. Il sistema elettorale si basa infatti sull’indice di ponderazione. Tale indice rappresenta il “peso del voto” di ciascun elettore ed è determinato in relazione alla popolazione complessiva della fascia demografica del comune in cui si è sindaci o consiglieri.

La fascia più alta, per quanto ci riguarda, è la ‘E’ (scheda verde). Raggruppa i comuni con popolazione compresa tra i 30mila e 100mila abitanti. E nel Sannio solo la città di Benevento soddisfa questo requisito. La singola preferenza dei 33 inquilini di palazzo Mosti vale 654 voti (il calcolo è stato fornito dalla Provincia e potrebbe essere modificato, ma di poco, nelle ore precedenti la data delle elezioni).

Per capirci: la scelta di un solo consigliere comunale del capoluogo (654) vale più dell’intero consiglio comunale di Amorosi. il più popoloso dei 51 centri inclusi nella fascia più bassa, la ‘A’). Fascia dove ogni consigliere ‘pesa’ 54 (54 X 11=594).

Quindi, per essere chiari, fino a che si voterà con questo sistema, sarà sufficiente guardare il colore politico della maggioranza che governa palazzo Mosti per avere il favorito della competizione.

E Di Maria ha buone ragioni per sorridere. Particolarmente ampio il vantaggio che Mastella consegnerà al sindaco di Santa Croce del Sannio. Il centrodestra parte, verosimilmente, con 23 voti già acquisiti. Il totale fa 15.042 voti. E a questi potrebbero aggiungersi i 654 voti dei due consiglieri che oggi portiamo tra li incerti: Marcellino Aversano e Delia Delli Carri. Più facile il primo che la seconda, a dar retta ai bene informati. Sul fronte ‘democrat’, i voti certi sono 6, per una cifra complessiva di 3924. Pronti via, Di Maria dovrebbe contare già su 11mila e passa voti in più di Damiano.

Partita chiusa? Così sembrerebbe, ma in realtà Damiano potrebbe già dimezzare il gap con il risultato della seconda fascia, la ‘D’ (comuni tra 10mila e 30mila abitanti, scheda rossa). Votano sindaci e consiglieri di due soli centri: Montesarchio e Sant’Agata de’ Goti.

Il ‘capoluogo’ della Valle Caudina, come noto, è la casa di Damiano, sindaco riconfermato la scorsa primavera. L’esponente Pd, compattando la sua maggioranza (cosa tutt’altro che improbabile) sfonderebbe quota 3mila, lasciando a Di Maria 506 voti (quelli dei due consiglieri di opposizione). Buona parte della minoranza, quella grillina, dovrebbe infatti rispettare gli ordini di scuderia e disertare l’appuntamento con il seggio.

Potrebbe andare persino meglio a Sant’Agata dei Goti dove tutto è nelle mani di Carmine Valentino, sindaco della città saticulana e segretario provinciale del Pd. Il suo compito è convogliare su Damiano il voto dei 12 consiglieri della sua maggioranza (7 del Pd, gli altri eletti col gruppo ‘Avanti). A questi poi, si potrebbero aggiungere i 3 voti del gruppo che fa capo ad Alfonso Ciervo, oppositori di Valentino ma iscritti al Pd. Dovesse andare in porto questa operazione, a Di Maria resterebbero ancora una volta 506 voti e il suo vantaggio calerebbe di oltre 3mila200 voti.

E dunque, sommando il risultato delle due fasce più popolose, potremmo ritrovarci Di Maria poco sopra i 16mila voti e Damiano vicino a quota 11mila.

Andiamo avanti. Pure la fascia ‘C’ (paesi tra 5mila e 10mila abitanti, scheda grigia) sembra sorridere alle ambizioni di rimonta del sindaco di Montesarchio. Dei 7 comuni interessati, quattro vedono il Pd in maggioranza: Airola (dove il Pd può fare quasi cappotto), Guardia Sanframondi, San Bartolomeo e Telese. Di Maria vincerebbe invece ad Apice, Morcone e San Giorgio del Sannio. Alla fine, Damiano potrebbe recuperare anche 1500 voti in questa fascia.

Giocando con le percentuali, il calcolo dato dalle tre fasce di voto più ‘pesanti’ vedrebbe Di Maria in testa con il 54% dei voti e circa 3mila voti di vantaggio.

La fascia ‘B’ (tra 3mila e 5mila abitanti, scheda gialla), però, almeno sulla carta, potrebbe allargare ulteriormente la forbice tra i due competitor. L’elenco dei 17 Comuni compresi, infatti, presenta delle vere e proprie roccaforti del centrodestra: Ceppaloni, San Nicola Manfredi, Cerreto Sannita, Faicchio, per citarne alcune. Ma anche nei restanti centri Di Maria parte avanti a Damiano, con quest’ultimo segnalato nettamente in vantaggio soltanto a Torrecuso, Sant’Angelo a Cupolo e Solopaca.

Con questo quadro, insomma, a Damiano non resta che sperare nel favore (forte) dei piccoli. La fascia ‘A’ (Comuni fino a 3mila abitanti, scheda azzurra) mette a disposizione dei due sfidanti un pacchetto di 31.192 voti. Ciò sta a significare che il peso riconosciuto ai 557 amministratori dei 51 centri minori della provincia equivale al 31% delle preferenze complessivamente in gioco. Sono i comuni meno politicizzati, quelli – salvo evidenti eccezione – dove l’esito è meno pronosticabile. Ma per capovolgere le sorti del match, qui Damiano dovrà correre più del doppio del suo avversario e con il vento a sfavore. Come vela, Damiano ha issato la bandiera del civismo: basterà?