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Benevento – Il CIMO, sindacato dei medici, è intervenuto con una nota a firma del presidente Guido Quici sulla questione relativa all’ospedale Sant’Alfonso maria de’ Liguori rispondendo al sindaco Carmine Valentino. Di seguito il comunicato integrale:

“Prendiamo atto delle dichiarazioni del Sindaco di S. Agata che potrebbero aprire un serio dibattito, questa volta meno di parte, sul futuro dell’ospedalità pubblica della Provincia di Benevento ed questo è il motivo per il quale, come CIMO, chiediamo a tutte le forze politiche di avviare una Conferenza dei Servizi Sanitari che coinvolga anche le organizzazioni sindacali, gli ordini professionali e le associazioni dei cittadini.

Finalmente si iniziano a comprendere i veri effetti devastanti del Piano Regionale Ospedaliero, effetti già denunciati da CIMO nel maggio del 2016 come “… un’ulteriore spallata alla sanità del Sannio il cui scenario rappresenta il preludio verso una inevitabile declassamento del Rummo”.  

Precisiamo di essere stati i primi a sostenere la necessità di creare un’azienda ospedaliera unica per rinforzare il Rummo ed evitare la chiusura del presidio di S. Agata. Era il 17 settembre del 2011 quando CIMO dichiarava che occorreva “completare e rendere veramente attivo il nuovo ospedale di Sant’Agata dei Goti ….. secondo una nuova logica di assistenza territoriale basata sulle cure primarie; rivedere l’assetto organizzativo dell’emergenza territoriale per offrire una risposta sanitaria sempre più adeguata e qualificata e, infine, di rivitalizzare l’azienda ospedaliera Rummo”. Ma, a quell’epoca, l’appello vene raccolto come una provocazione con polemiche a mezzo stampa fino al giugno del 2013.

Poi il silenzio assoluto perché, in serbo, prendeva forza l’idea di realizzare un sogno e tale è rimasto visti gli ultimi eventi. Non a caso, il 10 novembre del 2017 come CIMO evidenziavamo il rischio che si venisse a “…. creare una cattedrale nel deserto”.

Risultato? Piena nebbia sul futuro polo oncologico, irrealizzabile a S. Agata ma con l’aggravante di perdere definitivamente il Pronto Soccorso nello stesso Presidio.

In questi mesi, in modo molto informale, abbiamo più volte suggerito alle varie forze politiche una “exit-strategy”. Ad alcuni abbiamo chiesto di fare un passo indietro riconoscendo quegli errori che sono ancora rimediabili ma nessuno ha accolto la nostra proposta.

Come CIMO riteniamo che, per soddisfare davvero i veri bisogni di salute dei cittadini e la sicurezza delle cure, occorre garantire a tutti l’accesso alle cure in un’ottica di continuità tra ospedale e territorio garantendo, soprattutto, l’assistenza sanitaria sia in elezione che in emergenza.

Pur immaginando di mantenere i principi contenuti nel Piano Regionale Ospedaliero e nell’Atto Aziendale, perché non spostare il polo oncologico, sempre all’interno della stessa azienda, presso il Rummo, ospedale già strutturato in tal senso e, contestualmente, garantire una vera ed adeguata assistenza medica, chirurgica e riabilitativa presso il Presidio di S. Agata?

Tale condizione porterebbe, non solo, ad ingenti risparmi di spesa ma ad un più facile reclutamento delle figure professionali necessarie, soprattutto impedirebbe l’attivazione del Punto di Primo Soccorso ad esclusivo vantaggio dei un vero Pronto Soccorso.  

Non è più il tempo delle “sirene”, è il tempo della concretezza. Che qualcuno si faccia promotore dell’auspicata Conferenza dei Servizi Sanitari del Sannio”.