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Benevento – Una delle cose che ho portato con me negli anni è il volto di una ragazza, giovane e con figli, che guardandomi negli occhi mi disse: “Ho paura dell’acqua. Del rumore dell’acqua”. E me lo disse con quel terrore solo di chi ha vissuto in prima persona.
Lavoravo a Roma in quegli anni. Lavoravo a Roma, nel 2015, per un programma televisivo d’inchieste. Poche ore dopo l’alluvione mi chiesero di tornare a casa, di provare a capire da vicino cosa stesse succedendo. I miei ricordi sono simili a quelli di tanti altri, gente disperata, gente con le pale, fango, acqua, volti stanchi e paura. E poi rabbia. I miei ricordi però, a differenza di molti, si sono arricchiti di eventi, quelli per cui mi mandarono a casa. Mi mandarono a capire. Ancora oggi però non sono riuscito, poi così bene, a capire
Ricordo l’allora Vice Presidente del Consiglio, Angelino Alfano, che in rappresentanza del governo venne a Benevento 9 giorni dopo l’alluvione. E venne perché a Limatola, quel giorno, si teneva un meeting del nuovo centrodestra. Di passaggio, per intenderci. Provai pure a consegnargli degli stivali per chiedergli di fare un giro per la città ma la Digos, comprensibilmente, non me lo permise. Ricordo le risposte delle istituzioni, il Presidente della Provincia che mi confermò che nulla era stato fatto per prevenire se non richieste di finanziamenti, il sindaco della città di Benevento che mi rispose che la protezione civile non aveva avvisato con un codice meteorologico corretto – solo arancione, invece del rosso, il Prefetto che non volle incontrarmi. E poi, retorica a parte, senza cadere nella banalità, ricordo la gente, quella che piangeva e spalava, che si abbracciava e imprecava. Ricordo i giovani, tanti, che usavano gli stivali al posto delle scarpe, quegli stivali che qualcuno addirittura vendeva a prezzi raddoppiati. Ricordo gli imprenditori, quelli che avevano speso soldi e tempo nella vita per la propria attività, per poi vedersela scivolare tra i flutti di acqua fiumana, senza una spiegazione, come quando ti coglie una malattia e ti viene da pensare perché a me. La sfiga, forse, l’incapacità amministrativa, sicuramente. Perché in fondo sappiamo tutti che se cade una casa con un terremoto è perché quella casa è stata costruita male, se straripa un fiume è perché non c’è stata prevenzione, per tutelare, per evitare. Non sarà colpa della pioggia, in fondo, lo sappiamo tutti.
È che viviamo in un Paese in cui ti ricordi che un ponte va costruito meglio o chiuso quando ne cade un altro e muoiono 43 persone, viviamo in un Paese in cui si parla di prevenzione sismica quando qualcun’altro, da qualche altra parte del tuo stesso Paese, sta scavando tra le macerie o si parla di pulizia dei fiumi quando questi straripano e ti passano sotto casa come un pulmino della scuola. E fa nulla se tu hai chiesto finanziamenti ma non li hai ottenuti e quindi hai la coscienza pulita o se non sei stato avvisato del rischio o se ti capita di passare da ste parti e ci fai un salto-passerella. E fa nulla se alla conta dei fatti ti rendi conto che nonostante l’acqua abbia invaso un intera provincia, a distanza di tre anni sono poche le cose fatte e troppe quelle ancora da fare.
Quella ragazza quel giorno mi disse che aveva paura dell’acqua. Dopo l’alluvione. Del rumore dell’acqua. A distanza di 3 anni quel rumore è passato. Resta quello della carta, della burocrazia, delle penne e dei timbri. A me, in questo Paese, è quello il rumore che fa più paura.    
                                Antonio Frascadore

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Con Anteprima24 abbiamo voluto approfondire, non fermarci solo a ricordare.
Abbiamo voluto raccontare ciò che successe quella notte, nel 2015, attraverso il servizio di Alessia Giusti.
Abbiamo provato a tirare le somme di ciò che è stato fatto e di ciò che invece ancora bisogna realizzare per venire incontro alle esigenze di chi ha subito dei danni con l’articolo di Antonio Corbo (clicca qui)!
Abbiamo intervistato gli imprenditori del capoluogo sannita per raccogliere le loro testimonianze a distanza di 3 anni con le interviste di Fabio Marcarelli (clicca qui)!
Abbiamo voluto verificare con Fabio Tarallo cosa è stato fatto, ad esempio, a ridosso dei fiumi dei paesi della provincia più colpiti, come Ponte o Paupisi (clicca qui).
E infine siamo stati a Pago Veiano, in provincia di Benevento, con Nello Marra, per sentire la voce di chi ha perso un proprio familiare (clicca qui)! Due vittime nell’alluvione del 2015, un numero decisamente inferiore rispetto alla precedente alluvione che colpi 66 anni prima la città di Benevento (clicca qui).