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Bellona (Ce) – Non retrocede di un passo la marcia del comitato cittadino “maipiùilside” che da anni chiede inascoltato la bonifica dell’ex sito di stoccaggio Ilside andato in fiamme nel 2012 e a luglio scorso.

Denunciati per interruzione di pubblico servizio dopo essersi presentati pacificamente a una seduta del consiglio comunale di Bellona, i promotori del comitato hanno indetto per sabato prossimo 14 aprile alle ore 15 in Piazza Umberto I a Bellona un corteo di dignità contro le istituzioni accusate di immobilismo per la bonifica del sito i cui rifiuti continuano ad emettere perigliose fumarole a distanza di 9 mesi dall’incendio di luglio scorso.

Al grido “Non potete fermare il vento, potete solo fargli perdere tempo” il comitato cittadino fa sapere: “Abbiamo indetto questa conferenza stampa per parlare di una serie di ingiustizie, ambientali e sociali, molto gravi che gli abitanti di Bellona Triflisco e dell’intero circondario in provincia di Caserta stanno subendo dopo l’incendio dell’ex sito Idi stoccaggio Ilside avvenuto l’ 11 luglio scorso, dopo quello del 2012.

L’ ennesimo attacco alla salute e all’ ambiente che non trova soluzione da parte delle istituzioni competenti.

Il comitato “mai più Ilside Bellona Triflisco” sin dal giorno dopo il disastro ambientale ha iniziato un percorso di lotta per giungere alla soluzione, ovvero alla messa in sicurezza del sito.
Abbiamo sollecitato con numerose iniziative l’amministrazione comunale; abbiamo chiesto e ottenuto di partecipare a tavoli tecnici tenutisi in Procura ed in Prefettura; alla VI e alla III Commissione ambiente; diversi incontri tecnici tenutesi sul caso Ilside.

Il 20 ottobre mentre a Bellona è giunta la commissione ecomafia governativa in quanto Ilside rientra fra i siti intenzionati dalla commissione stessa, il comitato era al tavolo tecnico in regione con l’assessore all’ambiente regionale Fulvio Bonavitacola ed il sindaco di Bellona. In tutti questi incontri e tavoli abbiamo ottenuto tantissime promesse ma nessun atto concreto.

Dal 20 ottobre infatti, data in cui è stato attuato grazie ai riflettori accesi con costanza dal comitato, solo il primo step del crono programma del 13 settembre, cioè quello dello smaltimento delle vasche di percolato presenti in loco, purtroppo i rifiuti combusti e non combusti sono rimasti in giacenza all’Ilside fino ad oggi. Maggiorati poi da grosse quantità di terreno, trasportato da numerosissimi camion, utilizzato per interventi tampone delle fumarole.

Il 2 dicembre la società Ilside fa sapere del suo fallimento, facendo sì che il compito di intervenire restasse allo Stato, nelle vesti dell’amministrazione comunale, delle istituzioni regionali e governative a norma della legge 152 del 2006. La stessa legge 152 impone la messa in sicurezza in 30 giorni.

E’ qui che Il comitato, sfiduciato dalla mancanza di operatività fattiva delle previsioni legislative continua e rafforza le iniziative affinché le istituzioni responsabili intervengano per far cessare la situazione di pericolo.

Oggi siamo al nono mese esatto dall’ incendio e se dovessimo ragionare in termini di legge sarebbero
270 giorni di inadempienza e di ritardo esponendo gli abitanti a gravi condizioni di esposizione a veleni e di ricadute ambientali e sociali. I cittadini di terra di lavoro denunciano oggi questo teatrino della politica e delle istituzioni.

Lo stesso crono programma del 13 settembre prevedeva anche videosorveglianza h24 sul sito per permettere interventi tempestivi al manifestarsi dell’autocombustione dei rifiuti chimici, e anche per scongiurare eventuali tentativi di incendio reiterato come è accaduto due mesi fa.

Ecco cosa significa per noi l’inadempienza e lo scaricabarile vergognoso delle istituzioni, quello di mantenere in vita di fatto una situazione pericolosissima che potrebbe significare una terza bomba ecologica che può scagliarsi su di noi abitanti. Al momento le fumarole, seppure non rappresentano elevati picchi di diossina come certificato da Arpac nei giorni dell’incendio, investe gli abitanti di un problema di non minore entità, ovvero l’esposizione continuata ad esalazioni chimiche e tossiche continue e maleodoranti che producono malesseri a chi di noi si reca sul posto per controllare quanto accade e chiamare , nel caso, i vigili del fuoco nelle occasioni di pericolo fumarole, come accaduto il 1 aprile.

Se la situazione così illustrata è raccapricciante e vergognosa, arriva presto un ennesima scelta sbagliata delle istituzioni nel gestire la questione. Poco prima che l’Ilside facesse recapitare la sua dichiarazione fallimentare ci recammo al comune, nel giorno di ricevimento del Sindaco, per spronare ad attuare le manovre necessarie a procedere al crono programma di messa in sicurezza del sito. All’appuntamento spontaneo e pubblicizzato su facebook la stessa mattina accorrono tante persone del posto sensibili all’argomento mettendo in atto un ritrovo spontaneo di persone interessate alla salute pubblica e al pronto intervento istituzionale. Un atto di estrema fiducia nelle istituzioni nonostante mesi di inaffidabilità. Chiedemmo infatti al Sindaco un documento e l’ottenemmo, dopo aver aspettato come in una tranquilla fila alla posta.

È stata questa data a mettere a nudo l’incapacità totale di gestire l’emergenza in atto. I carabinieri del posto, recatisi con volanti dai vari comuni limitrofi sotto la direzione della caserma vitulatina, hanno ben pensato di gestire i momenti di malcontento e di richiesta, improntati, nonostante la delusione, in chiave dialogativa, chiedendo documenti ai presenti e descrivendo un assembramento di persone come interruzione di pubblico servizio. A distanza di un paio di mesi 11 sono gli abitanti della zona a vedersi recapitare 11 atti di chiusura delle indagini ritrovandosi a subire l-ennesima violenza morale dinanzi a tanto scempio.

Fra i denunciati si passa dal contadino di 70 anni ad uno studente di venti, dal cittadino di Bellona a quello Caleno, e per completare sono state recapitate le denunce anche a dei residenti che vivono, o meglio sopravvivono a pochi metri dal mostro Ilside e dai danni che esso produce.

Dei risvolti giuridici ne parlerà meglio la dichiarazione di uno dei membri del team di avvocati scelti dagli attivisti, possiamo solo ribadire la nostra totale indisponibilità a farci intimorire nel proseguire questa battaglia di dignità che percorriamo da mesi.

Denunciati i cittadini che protestano per un disastro ambientale ancora senza soluzione alcuna, possiamo parlare di un gravissimo attacco alla democrazia e ai diritti degli abitanti. Se difendere la nostra terra e la nostra salute, se pretendere che le istituzioni facciano il proprio compito, significa essere criminali e soggetti denunciabili, noi non ci discostiamo di un passo da queste denunce, anzi rilanciamo dicendo che potete anche denunciarci tutti, denunciarci ancora.

La manovra maldestra di mettere a tacere il comitato non sta funzionando, tanta è la solidarietà da tutta la regione, tanti saranno gli uomini e le donne che sabato saranno in piazza a Bellona, sono già decine le sigle che hanno sottoscritto l’appello “denunciateci tutti” e che parteciperanno alla mobilitazione del 14 aprile per le strade di Bellona al corteo per gridare “maipiuilside”, contro ogni progetto di devastazione ambientale, sociale e sanitaria, contro ogni tentativo di criminalizzazione delle lotte.

Le comunità e i comitati popolari in difesa dei territori non faranno un passo indietro, anzi questo attacco ci ha resi più forti, non siamo soli e non lo saremo mai e non lasceremo che nessun altro comitato in lotta lo sia mai!

Non sarà quindi una data solo contro le denunce recapitate, ma anche contro il sistema che le ha prodotte, e le produce da almeno 50 anni di mala gestione. La nostra è uno scatto di dignità contro un modello malato di sviluppo imposto al nostro sud che sacrifica il benessere delle comunità a favore del profitto e del malaffare”.