- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Caserta – Tra risposte evasive e alcune contraddizioni, si è concluso ieri l’esame del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio primogenito del capo del clan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, al processo che vede imputato alla Corte di Appello di Napoli l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in camorra. Escusso in controesame dagli avvocati di Cosentino (Stefano Montone, Agostino De Caro ed Elena Lepre), Schiavone jr non ha saputo indicare alcun favore che l’ex coordinatore campano di Forza Italia avrebbe fatto al clan dei Casalesi in quasi trent’anni di politica attiva; ha citato l’affaire Eco4, che è poi il “cuore” del processo, che verte infatti proprio sul controllo politico-mafioso di Eco4, società mista pubblico-privata che si è occupata nei primi anni duemila del ciclo dei rifiuti in venti comuni del Casertano e che è risultata infiltrata dal clan dei Casalesi e fortemente condizionata dalla politica, con le due parti che gestivano insieme la società.

Ma aldilà del riferimento ad Eco4, l’ex reggente del clan non ha fornito altri elementi rilevanti. La contraddizione più evidente si è consumata invece sulle elezioni provinciali del 2005 a Caserta, perse da Cosentino e vinte invece da Sandro De Franciscis, candidato dell’Udeur, partito fondato da Mastella e che nel Casertano era allora rappresentato dall’imprenditore dei rifiuti Nicola Ferraro, anch’egli di Casal di Principe come Cosentino, condannato per concorso esterno in camorra e ritenuto socio proprio di Sandokan. Alla scorsa udienza, alle domande del sostituto della Procura generale di Napoli Luigi Musto, Schiavone aveva risposto che “nel 2005, alle Provinciali di Caserta, il clan votò compatto per Cosentino, almeno a Casal di Principe e nei comuni limitrofi”, e anche ieri, ha confermato che il clan votò per Marcello Schiavone (non fu eletto, ndr), candidato nella lista di Cosentino, spiegando che quest’ultimo non gli aveva mai chiesto il voto esplicitamente; i legali dell’ex politico hanno però fatto notare che nei verbali di interrogatorio reso alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, lo stesso Schiavone aveva affermato che sua lui che il clan avevano votato per De Franciscis.

Di fronte alla differente tenuta delle dichiarazioni, Schiavone jr si è lasciato andare: “forse ero sotto stress quando ho reso quelle dichiarazioni” ha detto. In ogni caso i legali di Cosentino hanno prodotto una settantina di documenti che, a loro dire, confuterebbero in toto le dichiarazioni di Schiavone, di cui sostengono la completa inattendibilità; si tratta di documenti relativi alle elezioni del 2005, alla discarica di Ferrandelle, alla centrale termoelettrica di Sparanise, su cui, secondo Schiavone, c’era l’interesse imprenditoriale di Cosentino, ad alcuni terreni di Cosentino che, secondo il pentito, il Comune di Casal di Principe avrebbe trasformato da agricoli in edificabili.

Dai documenti ciò non emergerebbe. La Corte deciderà se acquisire la documentazione nell’udienza del 12 maggio prossimo, quando dovrebbero ripartire le arringhe dei difensori dell’ex politico, interrotte oltre un mese fa per sentire Nicola Schiavone. In primo grado Cosentino è stato condannato a nove anni, mentre in questo processo d’appello, la Procura generale ha chiesto 12 anni.