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Al Comune di Napoli per un’iniziativa contro la violenza sulle donne, Giuseppe Conte vede il sindaco Manfredi, col quale è saldo il rapporto personale. Ma c’è spazio anche per un vertice politico. “Abbiamo discusso – spiega Manfredi – un po’ delle prospettive nazionali, e soprattutto abbiamo parlato del ruolo dei Comuni, delle città, di come sia importante sostenere la funzione delle città in questa fase molto complessa dal punto di vista economico e sociale”. Dosi massicce di diplomazia, come consiglia il ruolo istituzionale.

E se Manfredi fa melina, Conte gioca di fioretto sulle regionali, e sul governatore De Luca. “Io non parlo dei singoli, a me interessano i progetti” risponde ai cronisti il leader del M5S. Ma ambienti pentastellati sottolineano la posizione netta dell’ex premier. Oggi, anche lui, sarebbe un argine alla ricandidatura di De Luca. La risposta dovrebbe intendersi, perciò, come liquidatoria. “Niente singoli”. Più di tanto Conte non può dire. La matassa deluchiana deve sbrogliarla il Pd. Del resto, è noto l’altolà della segreteria Schlein al terzo mandato. E Conte, da par suo, condividerebbe la svolta del Nazareno.

Quando ragioniamo di coalizioni sui territori – precisa il presidente dei 5 Stelle – io non parlo mai delle candidature, ma sempre di temi e di progetti”. Quindi “non mi viene voglia di commentare singole figure”. Ben altra cosa l’asse con Manfredi. E a qualcuno non sfugge, a Palazzo San Giacomo, la contemporanea presenza di Roberto Fico. I rumors galoppano, e l’ex presidente della Camera è considerato papabile per Santa Lucia. In nome del ‘campo largo’. “Io mi tengo tutti e due i piedi al centro del campo giusto” si schermisce Conte. Bocca cucita, per ora. Poi si concede un selfie con i dem Peppe Annunziata, segretario metropolitano, Enza Amato, presidente del consiglio comunale, e Gennaro Acampora, capogruppo comunale.

Enza Amato, Peppe Annunziata, Giuseppe Conte e Gennaro Acampora