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Un atto di indirizzo all’Abc per monitorare la gestione della rete fognaria e del sottosuolo. Un documento nel quale, tra l’altro, si ipotizzano legami tra danni alle condotte e traffico di veicoli pesanti. Lo ha approvato ieri la giunta Manfredi, su proposta del sindaco e dell’assessore alle infrastrutture Edoardo Cosenza. L’atto arriva dopo una serie di dissesti e crolli stradali. Ad essere colpite varie zone di Napoli. In particolare i quartieri collinari, Vomero e Arenella. L’obiettivo è uno screening di fogne e sottosuolo, per stabilire “eventuali fabbisogni”, nell’ambito della programmazione economico-finanziaria del Comune. All’azienda comunale di gestione idrica, il mandato di svolgere un programma di interventi, per “raggiungere un livello di maggiore sicurezza e affidabilità”. Tra essi, la digitalizzazione della rete fognaria e il completamento dell’archivio. Altro compito, adottare “una gestione/regolamentazione della circolazione volta a ridurne i fattori di rischio”, nelle strade interessate da sottoservizi rilevanti “che presentano particolari criticità”.

Sull’atto di giunta hanno influito i “recenti episodi”, i quali “hanno particolarmente allarmato la cittadinanza”. Ma non nasce certo oggi l’esigenza di affrontare il tema. “La rete fognaria che scorre nel sottosuolo di Napoli – premette il documento – è un impianto complesso e in parte molto dato”. Le fogne si sviluppano per circa 1200 chilometri. Il sistema di grandi collettori risale a un’epoca tra fine ‘800 e inizio ‘900. Fu poi esteso e ammodernato negli anni ’60. L’attuale cartografia, del resto, “non è più idonea ad assicurare un esaustivo livello di conoscenza”. L’aggiornamento più recente è del 1999. E altre problematiche sussistono. “Gli allacci per l’immissione alla rete fognaria pubblica, di competenza dei privati ​​che – sostiene il Comune – spesso li hanno realizzati in economia in tempi estremamente risalenti, con tecnologie oggi per lo più superate, possono essere soggetti a deterioramenti precoci o danneggiamenti che in taluni casi si possono estendere anche ai manufatti fognari pubblici” .

Ad accentuare le criticità “la complessa orografia del territorio cittadino, con rilevantissimi salti di quota”. E pure il cambiamento climatico, con i ripetuti fenomeni meteorologici estremi. E “da ultimo”, anche “le sollecitazioni indotte dal traffico veicolare pesante”. Cioè camion e autobus, tra cui quelli dei turisti. Un traffico caratterizzante “alcuni tratti della rete stradale interessati da sottoservizi rilevanti che presentano particolari criticità”. Questi mezzi, infatti, “possono minare la resistenza delle tubazioni fognarie”. Qui sembra di riascoltare le lamentele di alcuni residenti di aree turistiche. Proprio da via Morghen, a San Martino, sono giunte le rimostranze più forti. Proteste registrate all’indomani della voragine del 21 febbraio.

Intanto, a polemizzare con l’amministrazione è la rete sociale No Box-Diritto alla Città. Nel mirino, la nuova voragine in via Barbagallo a Fuorigrotta, “generata da una fogna collassata”. Un’altra volta. “Ormai il consumo di suolo a Napoli – affermano i No Box – è più che un’emergenza ed avrebbe bisogno di interventi urgenti idonei a mettere subito in sicurezza il territorio”. Tra le richieste al Comune, sostenere “adeguatamente (vitto, alloggio, rimborsi e ristori) gli sfollati”; il varo immediato di “un progetto di manutenzione, monitoraggio e sorveglianza del sottosuolo e delle strade”. Ma anche interdire tutti i progetti ed i lavori “in essere o programmati” per realizzare infrastrutture nel sottosuolo, e istituire una Ztl a San Martino, proprio per ridurre “il traffico veicolare che sollecita negativamente l’attuale scarsissima stabilità delle sue strade”.