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NAPOLI – Nel trentennale della strage di Capaci, l’amministrazione Manfredi è spaccata sul modo con il quale si deve prosciugare l’acqua dove nuotano i pescecani della camorra. Vale a dire, su come salvare i bambini che non vengono mandati a scuola.
 
L’idea di togliere loro il Reddito di cittadinanza e ogni altro sussidio statale non trova d’accordo l’assessore alle politiche sociali in quota 5 Stelle, Luca Trapanese. Ad Anteprima24, il titolare al welfare di Palazzo San Giacomo ha già confidato che questa sarebbe una mossa destinata a fare più danni di quelli che ne vorrebbe risolvere.
 
Ma la vicesindaca Mia Filippone, una grande esperienza scolastica alle spalle essendo stata preside, si dice pronta a dare battaglia in giunta.
 
A margine della manifestazione in ricordo di Giovanni Falcone, la mette così: “I genitori vanno vincolati, hanno delle responsabilità. Io sono a favore di regole rigide, severissime”.
 
“In giunta ancora non ne abbiamo parlato, ma i genitori – continua la numero due di Gaetano Manfredi – vanno anche perseguiti. Le leggi, tra l’altro, già lo prevedono. C’è un dovere all’istruzione: un dovere”, sottolinea.
 
La vicesindaca conferma la teoria-Sales, dal nome del sociologo che ha teorizzato, in occasione del suo ultimo libro ‘Teneri assassini’, questa misura secondo la quale non deve avere Reddito di Cittadinanza chi non dà la possibilità di un futuro migliore ai propri figli.
 
“Devono constatarne immediatamente anche il vantaggio economico di mandarli a scuola”, spiegò nel corso di una riunione proprio con la vicesindaca già un paio di mesi fa.
 
Una linea che in queste settimane ha convinto, ad esempio, anche i Verdi di Francesco Borrelli.
 
Ma attorno alla magnolia di piazza Municipio (voluta dal compianto Amato Lamberti) in cui si ricorda Falcone, come la pensano gli altri attori protagonisti?
 
Ettore Acerra è il direttore dell’ufficio Scolastico Regionale. Fa parte del tavolo che in Prefettura sta affrontando il problema della dispersione scolastica e dà qualche notizia:
 
“Con l’inizio del prossimo anno scolastico, qualcosa di concreto avremo in mano. Se una famiglia si riconosce nel sistema-Stato beneficiando del reddito di Cittadinanza o di altri sussidi, poi non può venir meno quando è chiamata lei a fare qualcosa. Ad oggi, le sanzioni sono minime. Ma sul tavolo abbiamo il modello-Catania che senz’altro potremmo replicare”.
 
Nella città dell’Etna, quindi, potrebbe esserci la risposta giusta: se il reddito è “di cittadinanza”, bisogna riconoscersi in quella cittadinanza sempre. Seguendo le regole, a cominciare da quella base di assicurare una istruzione ai bambini.
 
“A Catania – spiega Acerra – già esiste un regolamento inter-istituzionale secondo il quale le famiglie già segnalate ai servizi sociali, se non danno una risposta in un certo periodo di tempo, e dopo aver cercato con loro un percorso condiviso, perdono il diritto ai sussidi”.
 
Tornando a Napoli e nella piazza radunata in memoria di Capaci. Chi, al contrario, ci va con i piedi di piombo è Geppino Fiorenza, referente di Libera da sempre impegnato nel campo del recupero dei minori.
 
Allora, è giusto togliere il Reddito di Cittadinanza a chi non manda i bambini a scuola?
 
“E’ una domanda difficile. Certo, qualcosa bisogna fare. Ma così mi pare troppo minaccioso. Bisognerebbe convincere le famiglie. Per questo, mi piace di più il progetto ‘Liberi di scegliere’ che mira a far trovare alternative ai ragazzi nati in ambienti camorristici”.