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Relazione della Dia sulla criminalità in Campania: i tratti caratterizzanti della ‘nuova’ camorra

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Puntuale come sempre è giunta la pubblicazione semestrale della Relazione del Ministero degli Interni ad opera della Direzione Investigativa Antimafia con l’analisi dei fenomeni delittuosi e l’esame delle operazioni di contrasto concluse dalle Forze dell’ordine, con riferimento al primo semestre del 2022, che conferma la tendenza della criminalità organizzata a “preferire l’agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi. Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.
 
La regione Campania si caratterizza per la presenza di fenomeni mafiosi variegati e complessi che si differenziano in ragione delle aree di influenza e di operatività secondo molteplici e peculiari caratteristiche. I grandi cartelli camorristici, che hanno assunto la gestione di tutte le attività illecite più remunerative nel capoluogo campano, e i clan di camorra più strutturati che controllano gran parte del territorio regionale, hanno ormai raggiunto un livello di ibridazione tale da renderli sempre più nella forma delle cd. “imprese mafiose”, competitivi e attrattivi anche nei settori dell’economia e della finanza.

La camorra si è fatta “sistema” sino a permeare ogni aspetto e ogni livello della società civile in una avanzata, apparentemente inarrestabile, che, però, gli anticorpi dell’antimafia continuano ad arginare e combattere con sempre più vitalità. Si evidenzia ulteriormente la tendenza dei clan più evoluti e strutturati a “delocalizzare” le attività economiche per il riciclaggio e il reinvestimento dei proventi illeciti al di fuori dei confini regionali e nazionali, soprattutto con l’obiettivo di trasferire le ricchezze in aree geografiche ritenute più sicure e remunerative. Coesistono, tuttavia, due dimensioni parallele e sovrapposte della criminalità mafiosa di tipo camorristico. Una più visibile e palpabile “su strada”, che impatta violentemente sulla vita della popolazione campana, e un’altra, più subdola e meno evidente ma maggiormente insidiosa, che si rivolge all’economia e alla finanza anche mediante manovre collusive e corruttive. La pericolosità delle organizzazioni camorristiche non si limita soltanto alle manifestazioni delittuose più eclatanti e che destano maggiore allarme sociale; la minaccia più grave e, al tempo stesso, meno percepita dall’opinione pubblica è oggi rappresentata dal vasto potere economico che queste realtà criminali ormai promanano nel territorio. Gli ingenti profitti derivanti dalle attività illecite vengono immessi nell’economia legale con elevata alterazione delle regole di mercato e della libertà d’impresa, inquinando interi ambiti commerciali. In taluni casi è stata anche accertata la pervasiva ingerenza all’interno della pubblica amministrazione che stravolge spesso, irrimediabilmente, i processi decisionali degli enti locali. L’innesco di tale processo è determinato dalla disponibilità da parte dei sodalizi di consistenti capitali illeciti derivanti soprattutto dal traffico di sostanze stupefacenti, i cui proventi spesso, in denaro contante, incidono plasticamente sulla vulnerabilità del sistema economico legale caratterizzato da una perdurante crisi di liquidità.

A quella economica si affianca altresì una grave crisi valoriale che interessa ampie fasce di amministratori locali, funzionari della pubblica amministrazione e operatori economici che, sensibili al fascino del facile guadagno, si rendono disponibili a diffusi comportamenti collusivi e a pervasive pratiche corruttive, consentendo alla camorra di integrarsi a “sistema” all’interno del circuito legale. In questo ambito le organizzazioni camorristiche più strutturate e dotate di una solida tradizione criminale riescono a capitalizzare le proprie capacità di relazione e di intermediazione sul piano sociale, politico ed economico, creando pericolose contiguità all’interno di interessi di tipo criminale-affaristico. Capitale economico e “capitale sociale” determinano cos’è l’alterazione delle regole del libero mercato e, in taluni casi, anche dei processi decisionali degli enti locali laddove accertata risulta l’infiltrazione della camorra nelle compagini elettive. Trattasi, pertanto, di un fenomeno gravissimo i cui profili ci vengono restituiti dall’analisi dei numerosi provvedimenti ablatori, di tipo interdittivo o anche giudiziario, adottati a carico di imprese e attività commerciali intestate, talvolta fittiziamente, a soggetti riconducibili alle più influenti famiglie camorristiche. La camorra si muove infatti nel tessuto economico e sociale con formidabile efficacia finanziando imprese e attività commerciali in difficoltà e sfruttando le proprie capacità di mediazione per costituire reti di relazioni trasversali, funzionali alla capitalizzazione degli ingenti profitti illecitamente accumulati. Nella costante ricerca di nuovi e inediti settori economici da sfruttare, le organizzazioni criminali campane hanno orientato il proprio interesse verso il commercio di idrocarburi sia all’ingrosso sia al dettaglio e, da ultimo, anche verso la raccolta di olio alimentare esausto che rappresenta oggi un vasto e proficuo affare come documentato, tra le altre, da due recenti indagini concluse.

La camorra in Campania è costituita da clan storici connotati da una stretta appartenenza famigliare dei rispettivi componenti. Questi sodalizi hanno raggiunto nel tempo una posizione dominante all’interno del panorama criminale della regione in grado di esercitare un’incisiva regolazione dei mercati illeciti, soprattutto in materia di stupefacenti, nonché il capillare controllo dell’economia legale tramite una partecipazione finanche diretta in aziende, imprese e attività commerciali, talvolta sino a occupare intere filiere produttive. Permangono contestualmente formazioni minori, anche di tipo familistico, il cui principale fattore identitario è rappresentato dal territorio – spesso corrispondente a interi rioni e quartieri o talvolta a semplici palazzi – le quali ricorrono all’uso della violenza per risolvere contrapposizioni con altri clan del medesimo cartello o per sottrarre piazze di spaccio ai gruppi antagonisti.

Il contesto criminale dell’area metropolitana di Napoli è caratterizzato da una “ipercompetitività” tra clan cui corrisponde un frequente ricorso ad atti violenti, anche con l’uso delle armi, che suscita allarme sociale e molto spesso distrae l’attenzione dell’opinione pubblica dalla crescente capacità collusiva/corruttiva dei grandi cartelli cittadini che, sfruttando radicate tradizioni criminali e stretti vincoli fiduciari, infiltrano il locale tessuto economico e sociale.

Un fenomeno in continua crescita in tutta la regione e diffuso, soprattutto nella città di Napoli, riguarda la delinquenza minorile che ha fatto registrare, in quest’ultimo semestre, numerosi episodi di violenza con un significativo impatto negativo sulla percezione collettiva della sicurezza urbana. Il fenomeno appare particolarmente preoccupante perché matura in difficili contesti ambientali, caratterizzati da diffusa illegalità, da elevata densità abitativa e forte degrado. Si tratta di condizioni che spingono le giovani generazioni alla ricerca di auto-affermazione esponendoli maggiormente al rischio attrattivo del circuito criminale camorrista. Nel semestre in esame, si è anche assistito ad una elevata diffusione di comportamenti antisociali e illeciti aventi come protagonisti i minori, ovvero condotte criminali riconducibili ai cd. fenomeni “baby gang”, “bullismo” e “cyber bullismo”, in cui il minore stesso emerge, contemporaneamente, quale autore e vittima del reato.  

Ciò impone la necessità di mantenere distinti i fenomeni conseguenti al diretto coinvolgimento dei minori nei contesti di criminalità organizzata da quelli che scaturiscono dalle condizioni di povertà educative dei contesti familiari. Se da un lato la devianza minorile partenopea affonda le sue radici nel passato va anche sottolineato come a Napoli, così come in tutta la Campania, la prolungata assenza dalle attività scolastiche a causa della pandemia ha, in un certo qual modo, favorito l’avvicinamento dei minorenni alle attività illegali “di strada” avviandoli verso la “carriera delinquenziale”. Ad accrescere la diffusione delle variegate forme di devianza giovanile contribuisce anche l’abuso di sostanze stupefacenti , fenomeno alimentato anche dalla commercializzazione di droghe nel web che colpisce una larga fascia dell’universo minorile, con il coinvolgimento di giovani “vicini” a contesti di criminalità organizzata in episodi violenti. I fenomeni di devianza minorile a Napoli e nella Campania, tuttavia, non sono da considerarsi esclusivamente un prodotto della camorra ma da questa ne traggono comunque linfa ed ispirazione secondo modelli comportamentali tipici di emulazione e identificazione.

 

La Mata Leao batte Nocera e si assicura il primo posto

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Benevento – Ultima gara casalinga con vittoria per la Mata Leao che si aggiudica il primo posto aritmetico nella regular season del campionato Uisp Sannio/Irpinia. Nella prossima giornata è prevista l’ultima partita esterna contro l’Avellino Bulls, valida solo per le statistiche ma ininfluente per entrambe le formazioni in termini di classifica, considerato che gli irpini sono fuori dalla zona playoff.

I giallorossi attendono ora soltanto di sapere l’avversario della semifinale, che verrà fuori proprio dall’ultimo scontro diretto previsto tra la stessa Virtus Nocera e l’Altavilla, messe ko in rapida successione dalla squadra di coach Marrone. Contro Nocera i giallorossi sono partiti subito forte schierando per la prima volta insieme in campionato sia Falzarano che Romano, aumentando di tanto i centimetri sotto canestro. I primi due quarti mettono già la giusta distanza tra le compagini, che chiudono la prima metà con 19 punti di differenza. Nella terza parte i nocerini rialzano la testa portandosi a -10 e dando la sensazione di voler riaprire la partita, ma la differenza tecnica tra le formazioni è notevole e la partita torna presto sui binari giusti per i padroni di casa. Nota lieta della serata, oltre al successo, un ritrovato Falzarano che è top scorer per la seconda gara di seguito, dimostrando di essersi già integrato nel gruppo e formando, con Romano e Gianluigi Collarile, un terzetto “illegale” per il campionato Uisp. Ora per i sanniti c’è l’ultima sfida della stagione regolare ma l’attenzione sarà tutta verso la semifinale play off del 23 aprile, una sfida da dentro o fuori.

Mata Leão – Virtus Nocera 56-40
Mata Leao: Iazzetti, Falzarano 13, Formichella 3, Romano 9, Marino 11, Collarile G. 3, Collarile C. 4, Orlacchio 4, Puzio R. 5, Puzio A. 4

Relazione della Dia sulla criminalità nel Salernitano: la mappa dei clan

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Puntuale come sempre è giunta la pubblicazione semestrale della Relazione del Ministero degli Interni ad opera della Direzione Investigativa Antimafia con l’analisi dei fenomeni delittuosi e l’esame delle operazioni di contrasto concluse dalle Forze dell’ordine, con riferimento al primo semestre del 2022, che conferma la tendenza della criminalità organizzata a “preferire l’agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi. Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.

 
Il territorio della provincia di Salerno è caratterizzato da una marcata eterogeneità geografica con peculiarità socio-economiche che condizionano anche lo scenario criminale locale. A seguito dei complessi processi evolutivi registrati negli scorsi decenni, gli attuali assetti della criminalità locale vedono la compresenza di organizzazioni camorristiche tradizionali e nuovi gruppi emergenti, dediti principalmente al traffico e allo spaccio di stupefacenti. I vuoti di potere creati dalle pressanti operazioni di polizia hanno ingenerato un’accesa conflittualità tra vecchi e nuovi clan sempre interessati al controllo del territorio di competenza. Nel periodo considerato, la crisi economica generata dalla perdurante emergenza pandemica ha ulteriormente orientato le organizzazioni camorristiche verso inediti interessi criminali. 

Anche nel 1° semestre 2022 in provincia di Salerno è stata registrata la presenza di una pluralità di sodalizi, di matrice diversa e ciascuno con un proprio ambito territoriale d’influenza caratterizzato da ampi livelli di autonomia sia con riferimento ai settori criminali di operatività, sia riguardo alle alleanze con analoghi gruppi operanti nei territori limitrofi. Le storiche articolazioni avrebbero sviluppato, accanto agli affari illeciti “tradizionali” come gli stupefacenti e le estorsioni, più incisive iniziative di penetrazione del tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale, finalizzate ad infiltrare taluni settori ritenuti nevralgici quali le forniture pubbliche, la gestione dei servizi ovvero la realizzazione di opere pubbliche. La congiuntura economica negativa innescata dalla pandemia avrebbe inoltre favorito ulteriormente l’impiego di capitali illeciti sia nelle filiere produttive e nei servizi essenziali che non hanno risentito della crisi, sia nei settori maggiormente colpiti quali quello della ristorazione e alberghiero, nonché più in generale nell’intero comparto turistico. Tale contesto avrebbe pertanto creato le condizioni favorevoli alla tradizionale pratica dell’usura e dell’esercizio abusivo del credito che rappresenterebbero un privilegiato canale per il riciclaggio e il reimpiego dei capitali illeciti accumulati dai sodalizi camorristici salernitani. Si pone l’accento sulla particolare autonomia acquisita dalla criminalità organizzata operante nella città di Salerno, tanto da ritenere superata l’individuazione di tre contesti territoriali (agro nocerino-sarnese, Salerno agganciata alla c.d. Piana del Sele ed il Cilento) e suddividere il distretto in quattro macroaree e segnatamente la città di Salerno, l’Agro nocerino-sarnese, la Piana del Sele, in cui risultano ricompresi i Comuni di Battipaglia, Eboli e Capaccio, ed il Cilento.

Con riferimento al capoluogo, le evidenze investigative confermerebbero la sostanziale egemonia del clan D’Agostino soprattutto nella gestione degli stupefacenti. Nel contempo si assisterebbe alla contestuale ascesa di gruppi criminali emergenti pronti a colmare gli spazi di mercato lasciati liberi dal citato sodalizio a seguito delle ripercussioni giudiziarie che lo hanno riguardato. Nel periodo considerato, recenti indagini avrebbero evidenziato anche il ritorno nel territorio di storici esponenti criminali recentemente scarcerati i quali non avrebbero rinunciato a imporre la propria supremazia sulle nuove leve per ristabilire i vecchi equilibri delinquenziali. Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, insieme all’usura, alle rapine e alle estorsioni restano le principali attività illecite gestite dal sodalizio egemone in città. Un’attenzione particolare merita lo scalo portuale “Manfredi” per la sua strategica rilevanza riguardo allo sviluppo delle rotte commerciali nazionali e per la sua forte proiezione anche nel mercato internazionale, in ragione della sua posizione geografica e dell’efficiente rete di collegamento anche con l’entroterra verso le vaste aree del Mezzogiorno. In tale ambito, lo scalo portuale negli anni è divenuto un’infrastruttura d’interesse per le organizzazioni criminali, anche allogene, quale snodo di numerosi traffici illeciti quale quello dei rifiuti, delle armi, dei tabacchi lavorati e delle sostanze stupefacenti.

La Costiera Amalfitana, immediatamente ad ovest della città di Salerno, non risulta estranea alle logiche d’infiltrazione economica della locale criminalità organizzata fortemente attratta dalla sua speciale vocazione turistica. In particolare, il significativo volume di affari sviluppato nel settore turistico potrebbe rappresentare un obiettivo di primario interesse anche per le organizzazioni camorristiche provenienti dalle province limitrofe.

A Cava dei Tirreni, comune a nord-ovest di Salerno, si confermerebbe la presenza del clan Bisogno dedito prevalentemente alle estorsioni, all’usura e al traffico e spaccio di stupefacenti avvalendosi anche di proprie articolazioni, tra le quali la famiglia Zullo. A conferma della piena operatività del clan, il 14 giugno 2022 la Sezione Operativa della DIA di Salerno ha dato esecuzione al provvedimento di sequestro di beni, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Salerno a parziale accoglimento della proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale a firma congiunta del Procuratore di Salerno e del Direttore della DIA, nei confronti di un soggetto, già condannato in via definitiva per 416 bis c.p. poiché componente dell’associazione camorristica denominata clan Bisogno. Il provvedimento ablativo ha riguardato diverse attività commerciali nei settori alimentare e della distribuzione carburanti, nonché rapporti finanziari e altri beni, per un valore complessivo di oltre un milione di euro.

L’Agro nocerino-sarnese, in ragione della sua collocazione al confine con la provincia di Napoli, avrebbe storicamente favorito l’influenza delle organizzazioni criminali partenopee sui sodalizi autoctoni con cui avrebbero stretto rapporti di collaborazione per accrescere il perseguimento dei comuni interessi criminali. Questa infatti è l’area della provincia salernitana in cui la criminalità organizzata di tipo camorristico avrebbe, tradizionalmente e più incisivamente, attuato il controllo delle attività economiche e commerciali avvalendosi di strategie sempre più evolute per l’infiltrazione dell’economia legale ai fini di riciclaggio79. Nel corso degli anni, l’incisiva azione di contrasto ha determinato una sensibile mutazione degli equilibri criminali nell’area, favorendo la formazione di “gruppi minori autonomi” subordinati a sodalizi più strutturati attivi nelle limitrofe province di Napoli e Avellino quali i clan Aquino-Annunziata di Boscoreale (NA) e Graziano di Quindici (AV). Con riferimento al Comune di Pagani, risulterebbe confermata l’operatività delle famiglie De Vivo, Fezza e Confessore mentre a Sarno permarrebbe il clan Serino. Il territorio di Angri risulterebbe sotto l’influenza criminale del clan Fontanella stanziale nella limitrofa area di Sant’Antonio Abate (NA). Gli interessi illeciti dei gruppi camorristici dell’Agro nocerino-sarnese sarebbero tuttora prevalentemente orientati allo spaccio di stupefacenti, all’infiltrazione negli appalti pubblici, ai prestiti usurari ed alle estorsioni. Non mancano episodi di corruzione e concussione a dimostrazione della capacità di condizionamento della pubblica amministrazione e della classe politica.

La Piana del Sele si caratterizza per la significativa presenza di insediamenti produttivi nel settore agricolo e nell’indotto caseario correlato all’allevamento di bufale. Tale contesto si è rivelato, nell’ultimo periodo, particolarmente esposto ai tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. L’area è storicamente sotto l’influenza del clan Pecoraro-Renna i cui esponenti apicali, attualmente detenuti, manterrebbero il controllo del territorio tramite taluni esponenti di assoluta fiducia. Nel recente passato sarebbero anche state documentate alleanze con i gruppi napoletani Cesarano-Mallardo, nonché con altri sodalizi della provincia come il clan De Feo, un tempo contrapposto. Con quest’ultimo, in particolare, esisterebbero accordi per la gestione congiunta del traffico e dello spaccio di stupefacenti nei territori della Piana del Sele. Il territorio di Capaccio Paestum rimane sotto l’influenza del clan Marandino discendente dalla disciolta Nuova Camorra Organizzata, come documentato da recenti riscontri investigativi tra cui il provvedimento di confisca eseguito dalla Sezione Operativa DIA di Salerno e già oggetto di precedente trattazione nei confronti di un soggetto ritenuto contiguo a tale consorteria.

Il Cilento, infine, si contraddistingue per la sua particolare vocazione turistico-ricettiva lungo la fascia costiera e pertanto costituirebbe un’area di elevato interesse per investimenti nei locali asset commerciali da parte delle organizzazioni camorristiche dell’area napoletana ovvero del nord della Calabria. Di recente, infatti, è stato oggetto di rinnovata attenzione da parte dell’Autorità Giudiziaria e delle Forze di Polizia che hanno documentato nel territorio la presenza di esponenti del clan Fabbrocino, storicamente operante nell’area vesuviana.

A Scampia 900 dosi nel sottosella di uno scooter: 28enne arrestato dai carabinieri

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Un deposito per la droga. Su due ruote. Questo l’ingegnoso stratagemma ideato da un 28enne di Scampia, nato a Bologna, arrestato per detenzione di droga a fini di spaccio. I carabinieri del nucleo operativo di Napoli Stella lo hanno osservato a lungo. Dalla strada fino ad uno scooter a prima vista abbandonato.

Più volte, in un andirivieni sospetto. I militari hanno aspettato il momento giusto e lo hanno bloccato mentre recuperava alcune dosi dal sottosella della moto. Un veicolo risultato anche provento di furto al cui interno erano stoccate centinaia di dosi, 903 per la precisione. Cocaina, crack, eroina, marijuana e cobret. Stupefacenti per qualsiasi richiesta del mercato. Il 28enne è finito in manette, la droga sotto sequestro. In attesa di giudizio è ora in carcere.

 

Relazione della Dia sulla criminalità in Irpinia: la mappa dei clan avellinesi

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Puntuale come sempre è giunta la pubblicazione semestrale della Relazione del Ministero degli Interni ad opera della Direzione Investigativa Antimafia con l’analisi dei fenomeni delittuosi e l’esame delle operazioni di contrasto concluse dalle Forze dell’ordine, con riferimento al primo semestre del 2022, che conferma la tendenza della criminalità organizzata a “preferire l’agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi. Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.

Nella provincia di Avellino il panorama criminale irpino, in ragione della particolare posizione geografica, si caratterizza per le alleanze tra le organizzazioni locali e i sodalizi camorristici originari delle province limitrofe. Le aree di maggior interesse dal punto di vista della presenza della criminalità organizzata restano la città di Avellino, il Vallo di Lauro al confine con Nola (NA) e la Valle Caudina a ridosso della provincia di Benevento. Ad Avellino e nei territori dei comuni immediatamente confinanti permane il controllo del clan Nuovo Partenio, evoluzione del vecchio clan Genovese, già colpito negli scorsi anni da diverse operazioni menzionate nel precedente semestre e che ne hanno indebolito l’assetto. Nel Vallo di Lauro operano i gruppi antagonisti Cava e Graziano con proiezioni, rispettivamente, nell’agro nolano (NA) e nell’alta Valle dell’Irno ai confini con Salerno. Negli anni, la morte di alcuni esponenti apicali e molteplici attività investigative hanno fiaccato la famiglia Cava. Anche il clan Graziano ha recentemente registrato la perdita di alcune figure apicali e, pertanto, non si escludono possibili involuzioni nella ricerca di nuovi equilibri nel territorio laurese. La Valle Caudina si estende tra le province di Avellino e Benevento e le risultanze investigative sinora acquisite avrebbero attestato la presenza in quel territorio del clan Pagnozzi, i cui storici esponenti di vertice risultano deceduti o detenuti lasciando spazio a figure familiari con minore carisma criminale. L’organizzazione avrebbe gradualmente esteso la propria influenza anche nella capitale stringendo alleanze con soggetti organici ad articolazioni romane di clan camorristici, in specie, con il clan Senese diretta espressione dei citati Moccia. Nel territorio di origine, lo scorso 11 febbraio 2022, un noto esponente del clan Pagnozzi e un suo accompagnatore sono stati attinti da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi da un pregiudicato di origini salernitane, riportando lievi ferite. Il fratello di quest’ultimo, l’8 settembre del 2020, si era reso responsabile dell’omicidio di un altro esponente di spicco del clan Pagnozzi. I due distinti episodi avvenuti a San Martino Valle Caudina (AV), secondo le informazioni attualmente in possesso degli inquirenti non riconducibili ad ambiti mafiosi, farebbero propendere verso un minor controllo del territorio da parte del clan. Il 19 febbraio 2022, la zona è stata teatro di un ulteriore agguato mortale a colpi di arma da fuoco in cui è rimasto vittima il gestore di un locale circolo ricreativo ed il cui autore risulterebbe un giovane pregiudicato dell’area, asseritamente spinto da motivi non ascrivibili alla criminalità organizzata. Non si esclude tuttavia che la gravità degli episodi delittuosi possa essere riconducibile ad una escalation avviata dalle cd. “nuove leve” al fine di monopolizzare lo spaccio di stupefacenti nella Valle Caudina. Da ultimo, in territorio irpino si segnala la proroga, per ulteriori sei mesi a decorrere dal 28 febbraio 2022, del commissariamento del Comune di Pratola Serra, sciolto per infiltrazione camorristica nell’ottobre del 2020. 

‘Fondazione Romano’, mercoledì 19 aprile ospite il professore Angelo Turco

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Mercoledì 19 aprile 2023, alle ore 18.30, la Fondazione Gerardino Romano, presso la sede sociale di Piazzetta G. Romano 15, Telese Terme (BN), ospita il Prof. Angelo Turco e il suo testo GEOPOLITICA, INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE NELLA CRISI RUSSO-UCRAINA. La guerra, la pace, l’analisi scientifica, i media, Unicopli 2022.

Introduce e modera Maria Teresa Imparato, presidente della Fondazione Gerardino Romano; partecipano Armida Filippelli, assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania, Valeria Pinto, professore associato presso l’Università Federico II di Napoli, Dipartimento di Studi umanistici.

«La crisi ucraina viene da lontano. La storia profonda ci mostra una territorialità frammentaria, una shatterzone, che ha di continuo lottato per la sua individualità, ma ha dovuto sempre fare i conti con i suoi vicini imperiali, si chiamassero Impero austro-ungarico o Russia zaristaGranducato Lituano-Polacco o Impero ottomano. Oggi l’Ucraina fa fronte all’aggressione della Russia di Putin. E tuttavia, il conflitto armato è solo una parte di una vera e propria guerra mondiale, combattuta con mezzi ibridi: militari, certo, ma anche politici, economici, giuridici.

Una guerra reticolare e multiscalare, eterodiretta, orchestrata sulla base di interessi, di ragioni, di passioni, di pregiudizi. Sullo sfondo, dietro gli attori primari Russia e Ucraina, gli attori-chiave Cina e Usa, che competono duramente per l’egemonia planetaria. Ma sullo stesso sfondo, si muove l’autorità morale di Papa Francesco, che dice no alla guerra: no e basta. Un libro che vuol capire e far capire, a partire dalla genesi del conflitto, fino alle sue incongruenze che costano care ai popoli europei oltre che a quello ucraino. Vuol capire e far capire, oltre i luoghi comuni dei media, le contraddizioni logiche e l’immensa retorica che ne dissimula le incrostazioni metafisiche, le piccole e grandi convenienze, la propaganda. In un’arena di conflitto dove molti soggetti si misurano e dove ognuno è in allerta per vedere se può portarsi a casa qualcosa. Decostruiamo, qui, ricomponiamo, senza partiti presi.»

Angelo Turco, geografo, africanista, è professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM. Ha insegnato in molte Università italiane e straniere. Il suo ultimo libro: Epimedia. Informazione e comunicazione nello spazio pandemico (2021). È editorialista e commentatore politico di Juorno.itConfronti e di altre testate giornalistiche.

Armida Filippelli, dal 2020 è assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania. Ha conseguito la laurea in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli e il diploma universitario in “Restauro e Conservazione integrata dei Beni Culturali” all’Istituto Universitario “S. Orsola Benincasa” di Napoli. La sua esperienza in scuole di trincea, prima come insegnate e poi come preside, le fa rafforzare la convinzione che la scuola pubblica, nella sua missione, debba partire dal contesto in cui opera e affrontare il disagio ambientale, oltre che porsi l’obiettivo didattico e pedagogico. Ha diretto e coordinato tantissimi progetti, tra i quali SPORA e CHANCE di Maestri di Strada Onlus, ideati per la lotta alla dispersione scolastica. Ha collaborato con molte riviste e quotidiani, a partire dal quotidiano La Repubblica.

Valeria Pinto, è professore associato presso l’Università “Federico II” di Napoli, dove insegna Filosofia teoretica e Filosofia della religione. Già ricercatrice e docente di Filosofia morale, ha insegnato anche Estetica presso l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti. Al centro dei suoi interessi i rapporti tra esperienza estetica ed esperienza religiosa nel romanticismo tedesco, in particolare i temi della finitezza, del negativo e dell’ironia; il nesso individualità-vita-forma nella cultura filosofica tedesca di primo novecento e il nesso scienza-relativismo-nichilismo nella crisi del pensiero metafisico classico; più di recente, l’analisi genealogica dei sistemi di organizzazione della conoscenza negli ambiti delle “tecnologie del potere” e delle “tecnologie del sé”. Il suo ultimo libro è Valutare e punire. Per una critica della cultura della valutazione, Napoli, Cronopio, 2012.

Relazione della Dia sulla criminalità beneventana: la mappa dei clan nel Sannio

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Puntuale come sempre è giunta la pubblicazione semestrale della Relazione del Ministero degli Interni ad opera della Direzione Investigativa Antimafia con l’analisi dei fenomeni delittuosi e l’esame delle operazioni di contrasto concluse dalle Forze dell’ordine, con riferimento al primo semestre del 2022, che conferma la tendenza della criminalità organizzata “a preferire l’agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi. Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.

Nella provincia di Benevento, nel periodo in esame, la geografia criminale del territorio sannita non presenta significative evoluzioni rispetto ai periodi precedenti. Il clan Sparandeo manterrebbe l’egemonia nel capoluogo della provincia e nei confronti di gruppi criminali minori collegati alle famiglie Piscopo e Nizza, dedite prevalentemente allo spaccio di stupefacenti. I tradizionali interessi illeciti del clan riguarderebbero anche le estorsioni, l’usura e la droga. Nell’area di Montesarchio, Valle Caudina, Sant’Agata dei Goti, Airola e comuni limitrofi prevarrebbe l’influenza del clan Pagnozzi, radicato nel territorio irpino e tradizionalmente dedito al traffico di stupefacenti, ad attività estorsive ai danni di imprenditori e commercianti, nonché al riciclaggio di capitali illeciti. Il citato sodalizio vanterebbe una storica alleanza con il clan Perreca, attivo nel comprensorio casertano del Comune di Recale, oltre a rapporti di affari criminali con altre organizzazioni camorristiche stanziate oltre regione.
Nell’area telesina il clan Pagnozzi si avvarrebbe del gruppo Saturnino-Bisesto allocato nell’area di Sant’Agata dei Goti, nonché del gruppo Iadanza-Panella, attivo nei Comuni di Montesarchio, Bonea, Bucciano, Castelpoto, Campoli del Monte Taburno, Tocco Caudio, Cautano e Forchia, i cui interessi illeciti spaziano dalla gestione del traffico di stupefacenti, alle estorsioni e al controllo degli appalti pubblici. Durante il 1° semestre 2022 nel territorio sannita non sono stati rilevati episodi sintomatici di contrasti fra i gruppi criminali ivi operanti.

Il terzo mandato deluchiano il nodo da sciogliere nel centrosinistra che già scalpita per le regionali

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Mancano due anni esatti alle elezioni regionali della Campania, eppure il movimentismo a Palazzo Santa Lucia e dintorni è di quelli frenetici.

Tutto al momento sempre girare intorno al terzo mandato De Luca sì o De Luca no, ma anche agli equilibri interni del Partito Democratico, notoriamente in Campania dilaniato da conflitti interni.

Non a caso uno dei primi atti qualificanti della segreteria dem firmata Elly Schlein a poche settimane dalla sua elezione, è stato il commissariamento del Pd campano (dopo l’ennesimo caos tesseramento) che stavolta suona anche come un niet proprio nei confronti di De Luca e delle sue ambizioni.

Antonio Misiani per il Pd campano, ma anche un commissario per la provincia di Caserta, la senatrice Susanna Camusso. Si salvano solo il Pd di Napoli che da poco ha eletto segretario Giuseppe Annunziata, così come quello di Benevento con Francesco Zoino in città e Giovanni cacciano alla Provincia, mentre per Salerno resiste Enzo Luciano, e per Avellino l’avvocato Nello Pizza con tutte le difficoltà e le insidie – le solite- che stanno caratterizzando il suo percorso, in attesa di un nuovo Congresso provinciale.

Le decisioni assunte della Schlein per il riassetto dei dem in Campania appaiono, come detto, direttamente proporzionali anche alle ambizioni mai nascoste dal governatore De Luca di agguantare il terzo mandato, con buona pace della flotta di deputati e senatori dem, da Andrea Orlando a Peppe Provenzano a Sandro Ruotolo, sfavorevoli al De Luca ter al pari della segreteria nazionale.

Intanto proprio in queste ore Annunziata da Napoli ha invocato una decisione del livello nazionale sull’eventuale terzo mandato del governatore uscente, mentre il presidente Pd Francesco Dinacci predica una “riflessione politica serena e rigorosa, perché il tema non può essere risolto con forzature sul piano istituzionale”.

E se si sta cercando di tenere in piedi un fronte progressista con il Movimento 5 Stelle replicando l’esperienza Napoli, non si possono sottacere nemmeno le rivendicazioni dei grillini, che spingono per la candidatura di Roberto Fico come futuro governatore.

E a proposito di larghe intese vorranno dire la loro anche i partiti dell’area riformista, vedi Articolo 1 a Verdi.

Del resto la geografia dell’attuale Consiglio regionale vede il M5S in contrapposizione a De Luca, mentre alcuni consiglieri nel 2020 erano a sostegno del Governatore, strada facendo si sono collocati nel gruppo misto, come il caso dell’irpino Livio Petitto.

Resta, però, lo zoccolo duro dei fedelissimi dell’ex sindaco di Salerno, a partire dal suo vice Fulvio Bonavitacola, agli assessori Bruno Discepolo a Lucia Fortini e Nicola Caputo, oltre ad una consistente pattuglia di consiglieri che è ben consapevole che giocoforza serve la candidatura di De Luca per tentare di garantirsi di nuovo uno scanno in Consiglio regionale.

E in questo senso anche i venti di guerra fredda che pure si respirano in qualche corridoio di Palazzo Santa Lucia, in nome di un rimpasto in giunta aleggiato dopo le Politiche, sembrano non essere ancora, o mai, destinati ad esplodere.

Del resto l’esito delle urne del 25 settembre è stato definito da più parti come la sconfitta di De Luca stesso (rielezione del figlio Piero a parte) con uno dei peggiori risultati su scala regionale per il Pd: in Campania è rimasto sotto al 16% rispetto al 19% nazionale.
Mazzata sonora per il centro di potere nelle mani del governatore, a partire dalla sua Salerno dove aveva piazzato all’Uninominale il vice Bonavitacola, Anna Petrone al Senato, quindi una serie di fedelissimi in altri Collegi. Non è andata meglio a Caserta e Benevento, dove il capolista era Stefano Graziano, consulente di De Luca, ma nemmeno ad Avellino con la bocciatura dell’altro fedelissimo Maurizio Petracca.

Tanto non è bastato al Governatore per fare riflessioni diverse, ma tanto non sembra bastare nemmeno ai partiti di opposizione per lavorare ad una seria alternativa per evitare l’eventuale terza affermazione di De Luca.

Il centrodestra vuole emulare l’assalto in stile meloniano a Palazzo Santa Lucia

 

Rassegna stampa di giovedì 13 aprile: le prime pagine dei quotidiani

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Cronaca, politica, attualità, sport e cultura. I principali argomenti sulle prime pagine dei quotidiani in edicola oggi, giovedì 13 aprile. Sfoglia la gallery a cura della redazione di Anteprima24.it.

Meteo, le previsioni in Campania per giovedì 13 aprile 2023

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Ecco le previsioni meteo in Campania per oggi, giovedì 13 aprile 2023.

Avellino – Cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi, con nubi in aumento fino a cieli molto nuvolosi associati a deboli piogge in serata, sono previsti 0.5mm di pioggia. Durante la giornata la temperatura massima registrata sarà di 18°C, la minima di 9°C, lo zero termico si attesterà a 3034m. I venti saranno al mattino moderati e proverranno da Sud-Sudest, al pomeriggio tesi e proverranno da Sud-Sudest. Nessuna allerta meteo presente.

Benevento – Cieli sereni o poco nuvolosi al mattino, con nubi in aumento fino a cieli molto nuvolosi e deboli piogge nel pomeriggio. schiarite in serata, sono previsti 0.3mm di pioggia. Durante la giornata la temperatura massima registrata sarà di 22°C, la minima di 9°C, lo zero termico si attesterà a 2999m. I venti saranno al mattino deboli e proverranno da Nord-Nordest, al pomeriggio tesi e proverranno da Sudovest. Nessuna allerta meteo presente.

Caserta – Cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi al mattino, con nubi in aumento dal pomeriggio fino a cieli molto nuvolosi con deboli piogge in serata, sono previsti 0.5mm di pioggia. Durante la giornata la temperatura massima registrata sarà di 20°C, la minima di 11°C, lo zero termico si attesterà a 2989m. I venti saranno al mattino tesi e proverranno da Sud, al pomeriggio tesi e proverranno da Sud. Nessuna allerta meteo presente.

Napoli – Cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi al mattino, con nubi in aumento dal pomeriggio fino a cieli molto nuvolosi con deboli piogge in serata, sono previsti 0.2mm di pioggia. Durante la giornata la temperatura massima registrata sarà di 19°C, la minima di 11°C, lo zero termico si attesterà a 3025m. I venti saranno al mattino tesi e proverranno da Sud-Sudest, al pomeriggio tesi e proverranno da Sud. Mare mosso. Nessuna allerta meteo presente.

Salerno – Cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi al mattino, con nubi in aumento dal pomeriggio fino a cieli molto nuvolosi con deboli piogge in serata, sono previsti 0.1mm di pioggia. Durante la giornata la temperatura massima registrata sarà di 19°C, la minima di 11°C, lo zero termico si attesterà a 3016m. I venti saranno al mattino moderati e proverranno da Nordest, al pomeriggio tesi e proverranno da Sud-Sudovest. Mare poco mosso. Nessuna allerta meteo presente.

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