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“E’ nelle Regioni che i progetti di nuove fonti rinnovabili si arenano in Italia. Nel 2022 gli enti locali maggiori hanno autorizzato appena l’1% dei progetti di centrali solari, e lo 0% di quelli di centrali eoliche”. E’ la denuncia che ha lanciato Legambiente alla fiera di Rimini della transizione energetica, K.EY, con un rapporto dal titolo eloquente, “Scacco matto alle rinnovabili”.

L’associazione ambientalista spiega che il governo Draghi e quello Meloni nell’ultimo anno hanno semplificato le procedure ministeriali, e che i Consigli dei ministri hanno sbloccato molti impianti. Da 0,8 Gigawatt di nuova potenza autorizzata dallo Stato nel 2021, nel 2022 si è passati a 3 Gw. Tuttavia, l’iter dei progetti si è di nuovo arenato nelle Regioni e nei Comuni. Pesano le norme poco chiare e la burocrazia farraginosa, ma anche l’opposizione preconcetta di comunità ed amministratori locali: le cosiddette sindromi Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino) e Nimto (Not in my term of office, non nel mio mandato).

Male i dati dell’eolico, con una percentuale di autorizzazioni rilasciate dalle Regioni nel 2019 del 6%, del 4% nel 2020, dell’1% nel 2021, fino allo 0% nel 2022. Eppure, negli ultimi anni sono aumentati sia i progetti presentati, sia le richieste di connessione alla rete elettrica di fonti rinnovabili: queste sono passate da 168 Gw al 31 dicembre 2021 ad oltre 303 Gw al 31 gennaio 2023.

Il rapporto spiega che il 76% dei progetti in attesa di autorizzazione statale sono concentrati in Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Ed è qui che si concentrano le opposizioni maggiori. Esempi virtuosi invece sono Campania e Calabria, che hanno semplificato le procedure. Le rinnovabili in Italia rimangono comunque un settore economico in espansione.