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Benevento – Sporchi, brutti e cattivi. Occorre vincere anche così, se non soprattutto così. Il Benevento ha cambiato abito in meno di una settimana, dimostrando una discreta velocità nell’adattarsi ai ritmi di un campionato camaleontico. Svestito il frac mostrato all’Arechi, quello delle serate di gala, dall’armadio è venuto fuori qualcosa di usurato, rovinato, l’ideale per lottare nel fango di una partita carica di agonismo. 

Il Cosenza, reduce da due sconfitte tutt’altro che meritate, ha tirato fuori gli artigli e chiuso ogni spazio. Al francesino Machach, talento dalla testa fumante, era affidato il compito di far saltare il banco con una giocata delle sue. Il passaggio al 3-5-2 ha colto alla sprovvista la Strega, parsa poco brillante e lucida negli ultimi venti metri, dove le maglie bianche si stringevano impedendo a Sau e Coda di duettare nello stretto. 

Gara difficile, tosta, oseremmo dire snervante. Un quadro simile a quei livelli dei giochini ‘flash’ che arrivano subito dopo una situazione superata stranamente in scioltezza. Dove sarà mai il trucco? Ci si chiede. Prima di accorgersi che il trucco è proprio dietro l’angolo. Perché la Salernitana ha presentato varchi, spiragli, corsie che il Cosenza non ha lasciato. Ha commesso errori che i rossoblu non si sono concessi, ha forse patito la pressione della sfida. Gli uomini di Braglia no, hanno lottato fino al 93′, sperando di portare a casa un punto che ne sarebbe valsi almeno tre, sfiorando anche il vantaggio con Riviere, al cui colpo di testa nella ripresa si è opposto un ottimo Manfredini, al debutto in giallorosso. E di colpo il paradosso è divenuto realtà: più semplice e congeniale giocare davanti ai 18mila cuori avversari di Salerno, che far male ai lupi silani.  

E allora come l’ha risolta il Benevento? Con un’intuizione e con l’astuzia che serve a farla franca. Perché al 93′ un corner quasi sempre va calciato in mezzo, rappresentando il classico ‘pallone dell’Ave Maria’, quello che scodelli al centro e ti metti a pregare. La malizia di batterlo corto, velocemente, è stata premiata. Così come i cambi, visto che Armenteros è stato decisivo al pari di quanto lo fu nella gara dello scorso anno, sempre contro il Cosenza al Vigorito. Al punto che un collega calabrese seduto di fianco, vedendo la rete gonfiarsi, ha gridato alla maledizione. Ma Samuel è così, spunta dal nulla e risolve questioni. Un puma che sorride, ma con ferocia. Che rarità. 

Foto: ilcosenza.it

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