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Marcianise – Com’era prevedibile, dopo il ritiro delle dimissioni sul filo di lana da parte del sindaco Velardi, l’opposizione guidata da Dario Abbate, torna ad attaccare il primo cittadino e lo fa attraverso un altro manifesto dal titolo “Le dimissioni farsa – atto secondo”. Infatti, dopo l’annuncio di voler lasciare lo scranno più alto del municipio, i ‘giostrai’ erano usciti con un primo manifesto nel quale bollavano come “farsa” la decisione del sindaco.

Avevamo previsto – scrivono gli oppositori del primo cittadino – che le dimissioni, date per un imprecisato “clima creatosi in città”, erano una mera finzione e tali si sono rivelate. Per fortuna l’opposizione si è tenuta fuori dal “teatrino della politica” messo in piedi da un perfetto commediante, interprete di una liturgia spregiudicata, scaltra e cinica da far rabbrividire i protagonisti della peggior politica”.

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Poi, prendendo le mosse dalle parole di Velardi che ha dichiarato: “Non siamo abituati ai teatrini, ai riti vuoti della politica; non siamo abituati a mercanteggiare…”, l’opposizione affonda il colpo, ricordandogli che “Mentre i cittadini si interrogavano su quali fossero le minacce ed i ricatti subiti dal loro sindaco, quest’ultimo partecipava alla lottizzazione del Consorzio Idrico di Caserta piazzando un suo uomo di fiducia nel consiglio di amministrazione in piena logica clientelare. Un incarico da 36mila euro all’anno. Piuttosto che domandarsi sul come abbandonare uno degli enti tra i più corrotti della storia, come pur avevano tentato di fare nel passato avveduti amministratori, piuttosto che discutere sul come risollevare le sorti di un consorzio che sprofonda in milioni di euro di debiti che graveranno anche sulle tasche dei cittadini di Marcianise, il sindaco, finto paladino della legalità, aiutato da un losco figuro, in questi giorni ha lavorato esclusivamente per accaparrarsi una postazione di potere da destinare ai suoi amici incurante del vero interesse pubblico da tutelare. La messinscena è finita e il commediante resterà aggrappato a quella poltrona dalla quale continuerà a deludere quei cittadini (ormai pochi) illusi da finte promesse di cambiamento. Resta la farsa e resta la sconfitta di una città mortificata da due anni di immobilismo ammnistrativo, da liturgie clientelari e da illegalità diffuse. Resta una città profondamente offesa. Resta intatto il fallimento della sua amministrazione e del suo governo”.

Infine, gli esponenti dei partiti e dei movimenti a sostegno di Dario Abbate, concludono il manifesto con una serie di domande sul perché delle dimissioni, insinuando compromessi, profitti e ricatti, e qual è stato il prezzo per ritirare le dimissioni stesse. “Senza risposte – si legge nel testo. O sei complice o la tua è stata solo una grande pagliacciata”.

Tutti i retroscena del caso Velardi
Le dimissioni del primo cittadino, lo ricordiamo, sono arrivate venerdì 23 marzo in seguito ad un Consiglio comunale che aveva visto ben otto consiglieri della maggioranza lasciare l’aula.

I sintomi di una difficile convivenza nella maggioranza di Velardi si erano avvertiti già all’epoca della sostituzione dell’assessore Paolella con la Laurenza, cosa mal digerita dal gruppo Terra di Idee e dal suo consigliere, Giovanni Vallosco. Poi la disastrosa sconfitta elettorale del 4 marzo che vedeva in campo la vice-sindaca Angela Letizia con la richiesta da parte della maggioranza di rivedere il suo ruolo all’interno dell’amministrazione. Richiesta inevasa da Velardi.

Dopo le dimissioni, il sindaco ha puntato il dito contro gli esponenti del Partito Democratico e contro il consigliere di Centro Democratico, Pino Riccio che aveva sottolineato la mancanza atavica di un confronto, mentre gli oppositori della prima ora, Dario Abbate in testa, hanno parlato sin da subito di “dimissioni farsa per mascherare il fallimento politico-amministrativo” di Velardi. Infine, l’affondo dei vertici di Centro Democratico che non hanno potuto perdonare il sindaco quando, riferendosi a loro, aveva parlato di vecchia politica: “L’imperatore ha perso consensi”, avevano chiosato.

Allora, parte della maggioranza e i fedelissimi di sempre si erano mobilitati per convincere il primo cittadino dimissionario a ritirare la decisione. Sabato 28 marzo davanti al Comune di Marcianise avevano organizzato un sit-in di solidarietà e vicinanza a Velardi: presenti, però, solo un centinaio di persone (Marcianise conta quasi 40mila abitanti), e flop sotto gli occhi di tutti.

Il 9 aprile, a soli tre giorni dalla scadenza del termine che avrebbe reso irrevocabile la decisione, Velardi annuncia su Facebook il ritiro delle dimissioni da primo cittadino.

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