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Dall’inno cantato da Tamburo ai fuochi d’artificio. Il Benevento non si è fatto mancare nulla nella serata che segna lo spartiacque definitivo tra il passato e il futuro. Una serata di festa, nonostante il clima rovente sotto diversi punti di vista: dal caldo estivo, alla decisione dei gruppi organizzati di disertare l’appuntamento, esponendo solo un eloquente striscione.
Un modo per sottolineare il proprio pensiero, un modo per voler rompere definitivamente con quello che è stato. Sta cercando di farlo anche la società, con tutti gli inconvenienti del caso. Programmare una ripartenza, a maggior ragione dalla serie C, non è missione semplice per nessuno.
A piccoli passi, però, il nuovo corso della Strega va avanti e la scelta di una prima maglia a strisce giallo e rosse rappresenta un ritorno alle tradizioni, l’aver accolto il grido di una piazza che faticava a riconoscersi in pixel e maglie trigate. Bianca la seconda, con un riferimento a quella che sarà probabilmente la campagna abbonamenti, l’incitamento a “fare la propria mossa“. Innovativa la terzo, un mix di tonalità di blu.
Si ripartirà da queste tre divise con l’auspicio da parte dei tifosi che siano sempre sudate. Sotto questo punto di vista hanno garantito Carli e Andreoletti, i cardini scelti da Oreste Vigorito per costruire un futuro promettente. Prima di volgere lo sguardo lontano nel tempo, però, sarà bene concentrarsi sul presente perché la serie C è un campionato ostico, pieno di difficoltà. Lo sanno bene i protagonisti del passato che si sono avvicendanti sul terreno di gioco e sul maxischermo, tra un videomessaggio e l’altro. Lo sa bene Ghigo Gori, uno che ha sofferto per i colori giallorossi, che ha raccolto le meritate soddisfazioni e che non è riuscito a nascondere la propria commozione. “E’ sempre un’emozione entrare in questo stadio, in me c’è una tempesta di ricordi“, sono state le uniche parole pronunciate dall’ex portiere.
Tanti giallorossi del passato in quella che si è rivelata essere una serata di festa. Come a voler lanciare un messaggio: “Ricordare il passato per costruire il futuro“. Se sarà roseo o meno lo dirà il campo, al Benevento in questo momento serviva solo voltare pagina e l’emblema è rappresentato dai volti dei giovani: Nunziante e Alfieri, Talia e Carfora, quest’ultimo accolto da una vera e propria standing ovation. Si ripartirà da loro e da un accento che “tenderà meno verso il campano“, per usare le parole di Oreste Vigorito. L’importante sarà farlo “insieme“, ma nel vero senso della parola e non solo per una sera.

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Giancarlo Zotti: “Bisogna dare l’anima per la Strega, il pubblico lo merita”